Se non fosse venuto a mancare otto anni e mezzo fa, stremato dalla lunga malattia ma circondato dall’affetto dei suoi cari, oggi l’ineguagliabile Muhammad Ali avrebbe compiuto 83 anni. “The Greatest”, oltre a essere passato alla storia come il più grande peso massimo di tutti i tempi, è stato capace nell’arco della sua vita leggendaria di travalicare i confini del pugilato diventando un’icona globale e una fonte di ispirazione per tanti uomini e tante donne in ogni angolo del pianeta. È impossibile racchiudere in un unico pezzo le innumerevoli gemme che hanno costellato l’esistenza del pugile di Louisville; in questo articolo commemorativo concentreremo quindi la nostra attenzione sulle principali rivalità che contraddistinsero la carriera di Ali tra le sedici corde, ricordando così alcuni dei suoi incontri più celebri.
Muhammad Ali vs Sonny Liston
Primo grande “nemico” di quello che all’epoca del suo esordio nel professionismo si chiamava ancora Cassius Clay, fu il terrificante picchiatore nato in Arkansas. Divenuto campione del mondo dopo una lunghissima attesa, Liston aveva fama di distruttore insuperabile ed è ancora oggi considerato uno dei pesi massimi più potenti della storia del pugilato. I due match tra l’elegante giovane sfidante e il brutale navigato campione furono purtroppo entrambi caratterizzati da dinamiche sospette. Il primo combattimento si concluse infatti con il ritiro di Liston a causa di un presunto infortunio alla spalla al termine del sesto round. Dopo alcune fasi di evidente difficoltà, Ali aveva preso il controllo dominando la scena con la sua velocità stupefacente e producendo danni visibili sul volto del rivale, la cui resa prematura tuttavia destò non poche perplessità tra gli spettatori. Ancor più avvolto nell’ombra fu il rematch, deciso dal celeberrimo “pugno fantasma” di Ali, che secondo la maggioranza degli osservatori non poteva essere sufficiente per mettere KO un duro come Liston. La vicinanza di quest’ultimo con gli ambienti della malavita spinge alcuni a credere che le due storiche sfide con Ali siano state perse di proposito, una tesi che però non è mai stata provata in modo inconfutabile.
Muhammad Ali vs Joe Frazier
Da una parte un ex campione scalzato dal suo trono a causa del rifiuto di unirsi alle truppe statunitensi nella campagna bellica del Vietnam. Dall’altra un nuovo campione, emerso sul tetto del mondo dopo aver fatto piazza pulita della concorrenza approfittando dell’assenza forzata del predecessore. Lo scontro titanico tra Ali e Frazier era questo e molto altro: prima rivali, poi amici, poi nuovamente avversari agguerriti, i due fuoriclasse diedero vita a tre combattimenti da antologia. Il primo scontro fu appannaggio di Smokin’ Joe: un Ali ancora leggermente arrugginito dal lungo stop non riuscì ad arginare la furia assassina di quello che era a tutti gli effetti un uomo in missione. Musica diversa nel rematch, con The Greatest più furbo e prudente nell’affidarsi alla mobilità e all’uso ricorrente del clinch per limitare le fasi infuocate e imporsi ai punti su un Frazier ancora una volta mai domo, ma non animato dallo stesso sacro fuoco della prima battaglia. Ultimo capitolo probabilmente meno tecnico dei precedenti ma ancor più cruento e appassionante, con i due pugili già avviati verso il declino ma pronti a morire pur di superarsi. A far la differenza furono pochissimi secondi: la resa di Joe, fermato dal suo allenatore Eddie Futch dopo 14 round d’inferno, arrivò infatti un attimo prima che Angelo Dundee facesse lo stesso nell’altro angolo. Il destino voleva che fosse Ali il vincitore della trilogia…
Muhammad Ali vs Ken Norton
Quando Muhammad Ali salì sul ring per la prima volta insieme a Ken Norton, avvolto nell’accappatoio regalatogli dal grande Elvis Presley, probabilmente credeva di potersi imporre facilmente. Al contrario Norton si rivelò uno dei suoi avversari più ostici in assoluto e l’esperienza vissuta quella notte alla Sports Arena di San Diego fu talmente amara da spingere The Greatest a non indossare mai più l’omaggio del divo del rock. L’abilità nel tagliare il ring, il pesante lavoro al corpo, l’uso magistrale del jab in avanzamento si rivelarono armi micidiali contro lo stile elusivo del fuoriclasse di Louisville che scese dal ring sconfitto e con la mandibola fratturata. Pur approcciando il rematch con una concentrazione incomparabilmente maggiore e con una miglior condizione atletica, testimoniata dai 4 chili in meno fatti registrare sulla bilancia, Ali dovette sudare le proverbiali sette camicie anche la seconda volta, riuscendo ad acciuffare la meritata vittoria grazie a un monumentale ultimo round combattuto su ritmi vertiginosi. Il terzo confronto tra i due pugili andò invece in scena ben tre anni dopo il secondo e vide un Ali decisamente più lento e meno brillante rispetto al proprio prime cavarsela con un generoso verdetto della giuria dopo un match in cui Norton sembrava aver fatto abbastanza per spuntarla.
Muhammad Ali vs George Foreman
Non poteva mancare nella nostra rassegna la battaglia più epica, quella che davanti alla folla in delirio di Kinshasa issò Ali al di sopra di ogni altro esponente della categoria regina. Era il 30 ottobre del 1974 quando indossando i panni dello sfidante il fuoriclasse di Louisville fece il suo ingresso sul quadrato e iniziò a danzare sul posto alla sua maniera in attesa dello spauracchio che terrorizzava grandi e piccini, quel George Foreman che aveva già schiantato come fuscelli diversi pugili di classe mondiale. Proprio le vittorie travolgenti di Big George su Joe Frazier e Ken Norton, che in precedenza erano riusciti a giocarsela con Ali, spinsero molti esperti a dare per spacciato il carismatico sfidante. The Greatest gliel’avrebbe rinfacciato a spettacolo concluso, intimando a tutti di non darlo mai più sfavorito fino a quando avrebbe compiuto 50 anni. Poté esprimersi così perché poco prima aveva compiuto il suo più grande capolavoro sportivo, assorbendo le bordate micidiali del campione, portandolo allo sfinimento e chiudendo i giochi al momento giusto col suo destro. La miglior risposta a quelli che ancora oggi sollevano obiezioni sugli aspetti extra-pugilistici che incisero su quella sfida la diede anni dopo lo stesso Foreman: “Dopo il match rimasi amareggiato per un po’ di tempo. Cercavo ogni sorta di scuse. Le corde del ring erano allentate. L’arbitro aveva contato troppo velocemente. La ferita aveva condizionato i miei allenamenti. Ero stato drogato. Avrei dovuto soltanto dire che il migliore aveva vinto, ma non avevo mai perso prima e quindi non sapevo perdere”.
La storia di Ali naturalmente è stata molto più di quanto abbiamo riassunto in questi pochi paragrafi e conta innumerevoli altri aneddoti ed episodi memorabili, molti relativi al pugilato, molti altri alla sua vita al di fuori delle sedici corde. Oggi abbiamo voluto concentrarci sulle storiche rivalità, in futuro, se continuerete a leggerci numerosi come fate oggi, vi proporremo altri contenuti legati al compianto atleta di Louisville.