Fortunatamente Jake Paul non è un idiota. L’ex youtuber americano ha avuto abbastanza rispetto per il leggendario Mike Tyson da non cercare di metterlo KO quando quest’ultimo, senza più fiato ed energie, ha iniziato a stazionargli davanti sostanzialmente indifeso. E così Jake Paul vs Mike Tyson è terminato senza gravi conseguenze, con grande sollievo di chiunque voglia bene ad Iron Mike ed era preoccupato per questa sua stramba avventura. La chiara superiorità di Paul è stata sancita all’unanimità dai giudici con i seguenti cartellini: 80 a 72 e due volte 79 a 73.
Mike Tyson ha dato il massimo. Purtroppo per lui e per i suoi innumerevoli fan sfegatati, alcuni dei quali incredibilmente ancora convinti che l’ex campione abbia qualcosa da dare al pugilato professionistico, il suo massimo si è esaurito nello spazio di due minuti.
Ben consapevole che le sue uniche flebilissime speranze di vittoria risiedevano in un colpo a freddo da mettere a segno prima che i suoi 58 anni si facessero sentire, Iron Mike si è scaraventato all’attacco a testa bassa inducendo Paul a un primo round di puro contenimento.
Per la verità di colpi a segno da parte di Tyson se ne sono visti ben pochi: al netto di un sinistro immediato dopo il suono del gong, Mike è stato più arrembante che concreto e il suo unico destro violento che ha trovato bersaglio è finito sotto la cintura. Ciononostante, quella di apertura è una ripresa che gli si può assegnare in virtù dell’atteggiamento molto conservativo del rivale.
Già a partire dal secondo round Tyson ha iniziato a perdere coordinazione a sbilanciarsi in maniera preoccupante, per poi subire i colpi più pesanti della serata nel corso della terza ripresa. Paul ha infatti deciso di indurre l’ex leggenda del ring a più miti consigli e lo ha ammansito con alcuni colpi alla testa che Mike non aveva i riflessi e l’agilità per evitare.
Da quel momento in poi il combattimento si è trasformato in uno spettacolo piuttosto penoso. Tyson, con le gambe ormai pesantissime, ha iniziato a stazionare a centro ring alla mercé del suo avversario, che però non se l’è sentita di infierire su un 58enne sfinito che a suo tempo fece la storia di questo sport.
Paul si è limitato ad aggiudicarsi i round rimanenti portando colpi sciolti e poco pericolosi, quelli che tipicamente si portano in una seduta di sparring leggero in palestra quando il maestro chiede di andarci piano. E se da un lato l’immagine del leggendario Iron Mike che deambula stancamente per il ring venendo graziato da un ex youtuber può aver messo molta tristezza ad alcuni, dall’altro vederlo uscire incolume dal combattimento ha permesso a molti altri di tirare un sospiro di sollievo.
Nonostante tutto sia andato per il meglio, una riflessione sui rischi connessi alla superficialità con cui alcune commissioni atletiche approvano incontri di pugilato del tutto improponibili come questo andrebbe fatta. Quello di Mike Tyson non è infatti un caso isolato: martedì tornerà sul ring all’età di 59 anni anche il suo storico sparring partner Oliver McCall nel Tennessee, mentre il 7 dicembre sarà la volta del 51enne Ike Ibeabuchi, che si batterà in Nigeria.
Se questi ritorni tardivi dovessero intensificarsi, prima o poi ci scapperà la tragedia. Non sempre l’avversario di turno deciderà di non infierire e non sempre l’impatto dei pugni sul cranio di un uomo di età avanzata sarà privo di conseguenze. L’augurio di chi vi scrive è che tra chi ha responsabilità decisionali nel gestire i regolamenti del nostro amato sport ci sia qualcuno disposto ad avviare una riflessione su questo tema prima che un evento luttuoso getti discredito sulla Nobile Arte.
Un’ultima nota la meritano gli ammiratori più fanatici di Mike Tyson, quelli che prima di questo match erano pronti a scommettere che il loro idolo avrebbe staccato la testa a Jake Paul e che sarebbe addirittura in grado ancora oggi di mettere in apprensione i migliori pesi massimi al mondo.
Dopo aver pubblicato un articolo in cui invitavo a essere realisti e a non illudersi sulle chance di vittoria di Iron Mike, molti di loro mi hanno assalito sui social tra insulti, sberleffi e critiche feroci. L’invettiva più colorita me l’ha rivolta un utente su Facebook, scrivendomi che meritavo di “perdere tutte le falangi” per ciò che avevo osato scrivere.
Cosa diranno ora che il loro Dio ha evidenziato in tutta chiarezza l’inevitabile peso dei suoi anni e si è dimostrato del tutto impotente al cospetto di un pugile modesto? Con ogni probabilità resteranno fermamente ancorati alle loro convinzioni: diranno che l’incontro era truccato, che Tyson ha perso apposta, che se avesse voluto avrebbe fatto fuoco e fiamme spedendo Jake Paul nell’aldilà in dieci secondi.
Inutile crucciarsi a riguardo: il fanatismo è una brutta malattia che non conosce medicina. Chi al contrario di certi esagitati ha ammirato profondamente la carriera pugilistica di Mike Tyson, senza però farsi trascinare a tal punto dal suo personaggio da elevarlo a divinità pagana, era conscio dell’insensatezza sportiva di questo evento e si augura adesso di cuore che il leggendario campione si goda l’enorme somma guadagnata senza cedere più alla tentazione di indossare un paio di guantoni.