Quante volte abbiamo sentito dire che quel tale pugile vincerebbe contro quel tale altro con una mano sola? Una ben nota metafora che sottintende una netta superiorità e che naturalmente non va intesa alla lettera. C’è chi però è riuscito a dare all’espressione un senso differente, compiendo l’incredibile impresa di centrare il successo quando il suo braccio forte era ormai fuori uso. Si tratta del peso massimo inglese Danny Williams e l’incredibile storia che ci accingiamo a raccontarvi ebbe luogo il 21 ottobre del 2000 presso il Conference Center di Wembley.
Insieme a Williams sul ring quella sera c’era il suo connazionale Mark Potter: il derby era ancora più sentito poiché si sfidavano due pugili entrambi originari dell’agglomerato urbano londinese e perché prima del combattimento i due non se l’erano mandate a dire, promettendo fuoco e fiamme. Potter era un pugile aggressivo e coraggioso ma tecnicamente modesto, motivo per cui era il netto sfavorito dell’evento.
Quasi a voler preannunciare una notte memorabile, il match si aprì con un immediato colpo di scena: Potter aggredì il più quotato rivale con grande ferocia e concluse una bella combinazione di colpi con un preciso destro alla mascella. Williams perse l’appoggio del piede sinistro in concomitanza con il colpo subito, presumibilmente a causa dello stesso, e si ritrovò al tappeto tra lo stupore generale, ma l’arbitro John Coyle non convalidò il Knock Down giudicando la caduta frutto di una scivolata. Potter non si lasciò condizionare dal torto subito e continuò ad attaccare a spron battuto aggiudicandosi chiaramente la ripresa. Anche il secondo round si aprì con un episodio controverso: un destro di Williams, apparentemente deviato dalla spalla di Potter e quindi fuori bersaglio, fece perdere l’equilibrio a quest’ultimo facendolo cadere. Questa volta il signor Coyle eseguì il conteggio per poi compensare la sua decisione discutibile poco dopo, comminando a Williams un punto di penalità piuttosto severo per colpi bassi.
Il match fu dunque avvincente e ricco di sorprese nei due round di apertura, ma il bello doveva ancora venire. Scagliando un destro a vuoto infatti Williams si procurò una lussazione alla spalla nel corso della terza ripresa. La posizione innaturale dell’arto apparve chiara immediatamente a spettatori e telecronisti e il pugile di colore riuscì stoicamente a concludere il round usando esclusivamente il braccio sinistro per poi risistemare l’osso nel suo alloggiamento con l’aiuto degli uomini d’angolo durante il minuto di pausa. Le due riprese successive furono per il povero Danny, costretto a limitare ai minimi termini l’uso del braccio destro, un vero e proprio incubo, essendo la pressione di Potter sempre più asfissiante. E siccome piove sempre sul bagnato, l’arbitro assegnò a Williams altri due punti di penalità per un colpo basso stavolta molto evidente portato probabilmente per esasperazione.
Al principio del sesto round Potter era in netto vantaggio sui cartellini e sembrava avere il match in pugno. Williams allora, vedendosi costretto ad osare per cercare di rimettere le cose in sesto, tornò imprudentemente ad affidarsi ai diretti destri, messi in naftalina nel corso delle riprese precedenti. In men che non si dica la sua spalla lo tradì nuovamente e questa volta in modo ancor più traumatico, tanto che il pugile non riusciva più nemmeno a sollevare il braccio destro, trovandosi costretto a tenerlo penzoloni lungo il fianco. Potter fiutò l’odore del sangue e si avventò contro la sua preda cercando di piegarne le ultime resistenze ma proprio quando i telecronisti già invocavano lo stop arbitrale e mentre lo staff di Williams si apprestava a gettare la spugna, avvenne il miracolo: un micidiale montante sinistro, scagliato con la forza della disperazione, colpì dal basso verso l’alto il mento di Potter stordendolo e facendolo crollare al tappeto! Il pubblico era in visibilio! Potter si rialzò con immane fatica salvandosi per una frazione di secondo dal KO ma le sue gambe non rispondevano più ai comandi e dopo due ulteriori atterramenti in rapida successione fu fermato dall’arbitro.
Non appena il match ebbe fine tutti notarono la smorfia di dolore sul volto di Danny Williams che aveva dissimulato fino a quel momento il proprio malessere ma che al termine della contesa apparve dolorante come non mai mentre il medico e i suoi uomini d’angolo cercavano di prestargli soccorso. Il suo braccio fu avvolto alla bell’e meglio in una fasciatura e il pugile fu poi portato in ospedale per ricevere le cure del caso. Alla sua uscita dalla struttura fu salutato dagli applausi scroscianti del pubblico, ancora incredulo ed emozionato per quella superba dimostrazione di coraggio e forza di volontà. L’impresa di Danny Williams ci insegna che anche quando tutto sembra perduto non ci si deve dare per vinti e che un cuore impavido unito a una feroce determinazione e a un pizzico di incoscienza può rendere un uomo capace di risollevarsi da qualunque baratro, per quanto profondo ed oscuro esso sia.