Proseguiamo il nostro percorso nell’affascinante mondo dei fantasy match con questo confronto suggestivo tra due pugili di epoche diverse, entrambi capaci di lasciare un segno indelebile nella storia del pugilato in più di una categoria di peso: da una parte l’italiano Nino Benvenuti, mirabile protagonista della boxe degli anni ’60 e campione del mondo dei superwelter e dei medi; dall’altra l’americano Bernard Hopkins, autore di innumerevoli capolavori pugilistici in anni più recenti e dominatore prima dei pesi medi e poi dei mediomassimi. Naturalmente li immagineremo affrontarsi nell’unica divisione che hanno avuto in comune, quella delle 160 libbre.
Nino Benvenuti e quel sospetto su una grandezza sfiorita troppo presto
Studiando la carriera pugilistica di Nino Benvenuti con l’ausilio delle cronache dell’epoca, dei filmati e dei racconti di chi c’era, si viene colti da un sospetto. La stragrande maggioranza del materiale video di cui disponiamo risale alla seconda metà degli anni ’60: sono gli anni dell’approdo sullo scenario statunitense, dell’indimenticabile trilogia con Griffith, del miracoloso KO su Rodriguez, delle brutali sconfitte con Monzon. Tutti match che oggi vengono presi in esame da parte di chi vuol dare al pugile istriano la corretta collocazione storica. Eppure sorge spontaneo un dubbio: e se non fosse il miglior Benvenuti ad aver combattuto quegli incontri? Quando Nino salì sul ring del Madison Square Garden nel 1967 per il suo primo confronto con Griffith aveva già disputato 72 match da professionista (a fine carriera saranno 90) con la frequenza di combattimento pazzesca di 12 incontri all’anno! Possibile che non fosse già leggermente logoro al tempo della consacrazione? Il sospetto si acuisce leggendo le cronache dei migliori giornalisti italiani sull’indimenticabile derby di rivincita Benvenuti vs Mazzinghi del 1965. Un incontro le cui immagini sono oggi finalmente pubbliche e fruibili da chiunque dopo anni di oblio e che evidenziano un livello pugilistico semplicemente stellare. Eppure chi scrisse di quel match al tempo parlò di una prova opaca da parte di Nino… Se fu opaco quella notte, quanto forte doveva essere stato negli anni precedenti?
Bernard Hopkins: un fuoriclasse della difesa che mangiava picchiatori a colazione
Pochi pugili tra quelli passati alla storia come grandi protagonisti della loro epoca hanno evidenziato una preferenza stilistica così marcata rispetto alla tipologia di avversari con cui erano in grado di esprimersi al meglio come ha fatto Bernard Hopkins. Egli era semplicemente letale contro i picchiatori aggressivi e abituati a cercare con insistenza il KO: con le sue straordinarie doti di lettura e una tecnica difensiva portentosa, perfezionata negli anni fino a livelli incredibili, B-Hop annullava le loro armi migliori rendendoli frustrati e confusi per poi approfittare dei varchi che essi lasciavano durante le loro azioni irruente castigandoli con i suoi colpi d’incontro. Pugili del calibro di Felix Trinidad, Kelly Pavlik e Antonio Tarver, tutti estremamente quotati al tempo del match, hanno fatto ben magre figure di fronte al pugile nato a Philadelphia che li ha disinnescati senza appello facendoli apparire dei novizi al suo confronto, con grande sgomento del pubblico. Decisamente meno implacabile appariva Hopkins contro chi decideva di lasciargli l’iniziativa e si dimostrava in grado di boxarlo dalla lunga distanza, puntando sul tempismo e sulla velocità di esecuzione piuttosto che sulla forza bruta. In quel caso B-Hop era costretto a snaturarsi e non sempre era in grado di far emergere la sua classe.
Benvenuti vs Hopkins: il fantasy match!
Categoria: pesi medi. Round previsti: 12.
Anche lasciando da parte le suggestioni sul valore del primo Benvenuti, che collezionava vittorie in rapida successione nella prima metà degli anni ’60, e prendendo in considerazione la versione più nota e documentata del pugile italiano che fu protagonista della trilogia con Emile Griffith, non si possono non riconoscergli immense qualità tecniche da vero fuoriclasse. Benvenuti si muoveva sulle gambe con eleganza e portava tutti i colpi con estrema naturalezza, riuscendo anche ad esaltarsi nello scambio a viso aperto quando la situazione lo richiedeva. La percentuale di KO totalizzata in carriera lascia pensare a una potenza non trascendentale, ma ciò fu dovuto in parte al suo stile, che lo portava a boxare privilegiando la velocità di esecuzione rispetto alla ricerca del colpo forte.
Tali caratteristiche sarebbero state con ogni probabilità indigeste a Hopkins, quantomeno per un certo numero di riprese. Se il “Boia” ha fatto così tanta fatica a entrare in partita nel corso di entrambi i match contro Jermain Taylor, soffrendone il jab, la velocità di braccia e lo stile attendista, appare ragionevole ipotizzare che ne avrebbe fatta almeno altrettanta nell’inquadrare Benvenuti, che fu superiore a Taylor in ogni aspetto del gioco. Lasciando il centro del ring all’americano, boxando di rimessa e facendo ampio uso del jab sinistro, Benvenuti sarebbe riuscito quasi certamente ad accumulare un cospicuo vantaggio sui cartellini, arrivando al giro di boa con le redini del match saldamente in pugno.
Pensare che l’incontro potesse rivelarsi una passeggiata per l’atleta italiano sarebbe tuttavia un errore. Tra Benvenuti e Hopkins, anche prendendoli entrambi in esame da pesi medi, vi è una considerevole differenza di stazza in favore del secondo. Nino era un ex superwelter che seppe conquistarsi un posto di rilievo nel pantheon delle 160 libbre grazie alla sua classe ma che contro un vero peso medio imponente come Monzon evidenziò un certo gap in termini di struttura fisica. Hopkins al contrario è stato un peso medio piuttosto grosso, tanto che dopo anni di permanenza nella categoria riuscì a salire nei mediomassimi mantenendo un livello di eccellenza, cosa che Benvenuti non avrebbe mai potuto fare. Non appena il consumo di energie necessario per condurre un match di grande mobilità avesse costretto Benvenuti a rallentare i ritmi, Hopkins ne avrebbe dunque certamente approfittato per imporre la corta distanza e far valere il suo maggior vigore atletico.
Sarebbero state fasi di sofferenza per Benvenuti, meno attrezzato del rivale nella gestione del corpo a corpo e non sufficientemente robusto per spintonarlo subito via e tornare a dettar legge dalla lunga distanza. Con le sue eccellenti doti di lettura Hopkins, dopo aver subito la boxe del rivale per diversi round, avrebbe trovato tempi e modi ideali per buttarsi dentro a ogni occasione, trascinando Nino nella bagarre e facendo valere da vicino tutti i trucchi del mestiere, dall’uso della testa nel clinch, ai colpi appena sotto la cintura, alle trattenute strategiche per impedire all’avversario di liberare le braccia. Tutto lascia pensare dunque che l’americano sarebbe approdato ai cosiddetti championship round con il vento in poppa, pur non avendo ancora completato la rimonta.
A questo punto tuttavia un nuovo aspetto sarebbe entrato in gioco in favore di Benvenuti. L’italiano combatteva in un’epoca in cui i match titolati duravano quindici riprese e la sua preparazione atletica veniva eseguita tenendo conto di questo particolare cruciale. Nino, così come altri grandi campioni del suo tempo, gestiva le energie nell’arco del combattimento per garantirsi un ultimo grande sprint nei round finali, quelli che spesso risultavano decisivi per convincere la giuria. Ciò fu particolarmente lampante nel rematch contro Mazzinghi, quando al termine di un incontro per larghi tratti equilibrato, Benvenuti si scatenò negli ultimi sei minuti non lasciando adito a dubbi su chi fosse il giusto il vincitore. Appare dunque probabile che tale predisposizione si sarebbe ulteriormente accentuata in una sfida programmata sui dodici round come quella che stiamo immaginando nella nostra ricostruzione di fantasia. L’improvvisa rinascita di Benvenuti, abituato ad aumentare vertiginosamente i ritmi una volta visualizzato di fronte a sé il traguardo, avrebbe impedito a Hopkins di coronare la sua rimonta e lo avrebbe verosimilmente destabilizzato sul piano mentale, togliendogli certezze nel suo momento migliore e proiettando il pugile italiano verso la vittoria.
Fanta-pronostico: Nino Benvenuti avrebbe dominato la prima metà del combattimento boxando di rimessa senza concedere chance al rivale; Hopkins sarebbe rientrato prepotentemente in partita costringendo l’avversario a fasi ravvicinate sofferte e caotiche per poi essere nuovamente surclassato nel finale. Risultato: Nino Benvenuti vincitore ai punti per decisione unanime dei giudici.