Il 27 settembre del 1980, Marvin Hagler, detto il Meraviglioso, divenne campione del mondo dei pesi medi battendo in tre round il detentore inglese Alan Minter davanti al pubblico ostile di Wembley.
Ci sono pugili davanti ai quali viene steso un tappeto rosso non appena passano professionisti: il tappeto conduce, attraverso un percorso graduale e privo di grosse insidie, all’agognata chance iridata ed è il risultato di una gestione manageriale oculata. Ce ne sono altri che l’opportunità mondiale devono conquistarsela con le unghie e con i denti, tra avversari scorbutici, trasferte temibili, verdetti allucinanti e rinvii inspiegabili. Marvin Hagler appartenne senz’ombra di dubbio al secondo insieme. Tutto ciò che ha ottenuto in carriera l’ha ottenuto grazie alla propria caparbietà e alla propria determinazione, fronteggiando ostacoli che avrebbero scoraggiato e dissuaso innumerevoli pugili.
Il Meraviglioso passò professionista nel 1973 dopo una carriera dilettantistica di tutto rispetto che stando ad alcune riviste specializzate lo vide conseguire 52 vittorie di cui ben 43 prima del limite a fronte di 2 sole sconfitte. Fin da subito lo fecero combattere con una frequenza spaventosa (11 match nel solo 1974). All’epoca Hagler era già un pugile estremamente aggressivo e pericoloso ma non aveva ancora implementato quelle migliorie tecniche e tattiche che in seguito lo avrebbero reso uno dei pugili più completi del panorama mondiale: se la sua irruenza veniva contenuta faticava a elaborare strategie alternative. Fu così che l’ex campione olimpico Sugar Ray Seales, dopo aver sperimentato la potenza di Hagler una prima volta nell’agosto del ’74 uscendone sconfitto, lo costrinse al pareggio tre mesi dopo con astuzia e mestiere, pur terminando il match notevolmente segnato. Alle difficoltà legate alla tattica elusiva di certi avversari Marvin dovette sommare i problemi connessi alle giurie: così nel gennaio del ’76 maturò la sua prima sconfitta, un autentico furto con scasso da parte dei giudici che premiarono Bobby Watts nella sua Philadelphia in maniera inspiegabile come testimoniato dai titoli dei giornali dell’epoca. Il pugile che però più ci aiuta a tenere traccia dei miglioramenti spaventosi che Marvin Hagler riuscì a conseguire grazie all’impegno quotidiano e costante negli allenamenti è Willie Monroe. Egli sconfisse Hagler ai punti piuttosto nettamente nel ’76 facendolo sanguinare copiosamente dal naso per una parte consistente del match e strameritando il verdetto finale. Già un anno dopo, in occasione della rivincita, la musica cambiò: il match questa volta fu molto equilibrato e in occasione della dodicesima e ultima ripresa Hagler piazzò una magnifica combinazione composta da un montante destro e da un diretto sinistro che misero Monroe KO all’istante. Altri sei mesi dopo il processo di maturazione di Hagler era quasi concluso: nella terza e ultima sfida tra i due pugili, Monroe fu messo fuori combattimento in appena due round nel corso dei quali il Meraviglioso fece intravedere un assaggio dei magistrali cambi di guardia che lo avrebbero reso famoso in seguito.
La crescita esponenziale di Marvin Hagler, ulteriormente certificata dalle due “vendette” nei confronti di Sugar Ray Seales e Bobby Watts, spazzati via con facilità irrisoria nel ’79 e nel ’80, fu in parte sporcata, tra i due match giustappunto citati, in occasione della sua prima opportunità mondiale, ancora una volta in maniera assai controversa. In un match ben noto agli appassionati italiani Hagler fu infatti beffato da un incredibile verdetto di parità che lasciò le cinture WBA e WBC al nostro connazionale Vito Antuofermo, nonostante la stragrande maggioranza degli addetti ai lavori vide una chiara vittoria di Hagler.
Si giunse così allo storico match di cui oggi celebriamo la ricorrenza. Alan Minter, all’epoca da poco ventinovenne, si apprestava a disputare contro Hagler la sua seconda difesa dello scettro iridato ottenuto proprio contro Antuofermo che era stato superato due volte dall’inglese, prima negli Stati Uniti per via di una split decision contestata e poi in Inghilterra, questa volta per ritiro avvenuto a causa di numerose ferite al volto. Anche Minter, così come Hagler, aveva dovuto fronteggiare molteplici difficoltà per arrivare ai piani alti. Nel suo caso però, l’ostacolo principale ai suoi sogni di gloria era stata la sua predisposizione congenita a ferirsi con estrema facilità, un punto debole che determinò ben 7 delle 9 sconfitte patite complessivamente in carriera. Ciononostante il mancino della storica contea del Sussex non si diede per vinto e quando si apprestava ad accogliere lo sfidante Marvin Hagler nell’infuocata atmosfera di Wembley, veniva da 10 vittorie consecutive tra le quali vanno annoverate la tragica affermazione sul nostro Angelo Jacopucci che morì tre giorni dopo il match a causa dei traumi riportati e quella sul potentissimo picchiatore francese di origine tunisina Gratien Tonna.
Il match tra Hagler e Minter, già di per sé molto sentito, fu caricato ulteriormente di significati dalle scaramucce della vigilia. All’inizio del mese di settembre Alan Minter aveva infatti dichiarato davanti ai giornalisti che non avrebbe mai permesso a un uomo nero di appropriarsi del suo titolo e accusò il rivale di essersi rifiutato di stringergli la mano quando i due erano stati presentati a Las Vegas. L’ex campione europeo dei pesi medi Kevin Finnegan diede man forte a Minter affermando di essere stato a sua volta vittima dello stesso trattamento da parte di Hagler che a suo dire avrebbe accompagnato il rifiuto con le parole “Io non tocco pelle bianca”. Successivamente entrambi i pugili cercarono di ridimensionare la portata razzista dei propri comportamenti: Minter affermò di aver detto “Quell’uomo nero” riferendosi esclusivamente ad Hagler, mentre il Meraviglioso disse che non stringeva mai la mano a pugili che avrebbe potuto trovarsi di fronte sul ring in futuro, indipendentemente dal colore della loro pelle. Gli ingredienti per un confronto esplosivo erano stati tuttavia ormai messi sul tavolo.
Minter, sospinto dagli incitamenti dei dodicimila spettatori presenti, cercò di guadagnare in avvio il centro del ring e di farsi strada con il suo jab destro ma Hagler, rilassato e quantomai sicuro di sé, diede subito dimostrazione di classe superiore muovendo con perizia il busto e incrociando spesso e volentieri il rivale. Il campione riuscì comunque ad alzare i ritmi nella parte finale della prima ripresa piazzando qualche buon fendente. Dopo una breve fase tranquilla all’inizio del secondo round Minter decise di infiammare la contesa sfidando l’avversario sul suo terreno preferito e dando vita ad alcuni scambi furibondi a centro ring ma la scelta si rivelò davvero infelice: lo sfidante colse la palla al balzo e con i suoi colpi violenti aprì sul volto del rivale le prime vistose ferite. Ancora una volta Minter chiuse la tornata all’attacco evidenziando grande spirito battagliero ma la strada del match era ormai segnata. Un Hagler sempre più a suo agio balzò a centro ring fin dall’apertura della terza ripresa schivando e colpendo a piacimento con inaudita brutalità e riducendo in breve tempo il volto del campione ad una maschera di sangue. Il match fu fermato intorno alla metà del round. L’angolo di Minter non protestò per il sacrosanto stop (il pugile avrebbe ricevuto la bellezza di 15 punti di sutura per chiudere quattro differenti tagli causati dalle bordate del Meraviglioso) ma il pubblico reagì in maniera furiosa: sul ring piovvero oggetti di ogni genere tra cui lattine e bottiglie di birra e la polizia dovette scortare celermente Hagler e il suo staff fuori dalla struttura per salvarlo dall’ira della folla. In seguito la federazione britannica condusse un’inchiesta sugli avvenimenti e il Ministro dello Sport del Regno Unito definì quanto accaduto una disgrazia. Il promoter britannico Mickey Duff chiese scusa ad Hagler a nome di ogni appassionato di pugilato del paese.
La rovinosa sconfitta diede il via al declino di Alan Minter che si sarebbe ritirato dopo altri tre match, due dei quali persi. Il regno del Meraviglioso Marvin Hagler invece era finalmente iniziato.