Resoconto da bordo ring – Faggiano (Taranto)
“Genio e sregolatezza”: un binomio comune a tanti atleti di svariati sport che coniugano carattere ribelle e classe cristallina. Per tanti anni il tarantino Francesco “Pallina” Magrì è stato così: imprevedibile, incostante, turbolento ma nello stesso tempo geniale tra le sedici corde, lì dove si è sempre mosso con la naturalezza di un pesce in mare aperto.
Ora che nuota tra le acque insidiose della boxe professionistica tuttavia, Magrì sa di dover mettere la testa a posto e a giudicare da quanto ha fatto vedere ieri sul ring di Faggiano parrebbe essere davvero sulla buona strada. Nel main event della riunione organizzata dalla Pugilistica Quero-Chiloiro infatti, il ragazzo allenato dal maestro Cataldo Quero ha vinto per KO contro l’esperto ungherese Gyorgy Mizsei, mostrando lampi di puro talento.
Il talento del resto accompagna Magrì fin da quando calcava il ring da ragazzino. Chi lo ha visto crescere nella storica palestra di Taranto racconta di come, anche quando mancava per mesi dagli allenamenti, al suo rientro sembrava sempre in forma smagliante, come se non avesse saltato neppure una seduta. La sua boxe, basata soprattutto su scelta di tempo, schivate millimetriche e magistrale controllo della distanza, ricorda a tratti la scuola caraibica che i pugili cubani e portoricani hanno reso celebre in tutto il mondo e gli ha permesso di mettere in piedi da dilettante un’invidiabile bacheca di trofei, tra cui spiccano i due trionfi ai campionati italiani assoluti.
A dispetto di una preparazione condizionata in negativo da una bronchite, Magrì ha intrapreso il suo terzo combattimento da professionista con grande carica agonistica. Il suo rivale Mizsei, giunto a Faggiano con la bellezza di 76 match sulle spalle, ha abbracciato ormai da anni il ruolo del “collaudatore”, ma avendo accumulato un’esperienza sconfinata sui ring di tutta Europa, non è di certo semplice da buttare giù. L’ungherese conosce infatti tutti i trucchi del mestiere: si muove costantemente sulle gambe, si chiude a riccio quando viene aggredito e lega astutamente nei momenti opportuni per interrompere l’azione dell’avversario. E così nelle prime due riprese la maggior parte dei colpi violenti e pericolosi di Magrì sono stati parzialmente attuttiti dalle braccia di Mizsei che però non ha potuto fare a meno di mostrare qualche smorfia di sofferenza, a testimonianza della dinamite che il prospect italiano cela nei guantoni.
Nel terzo round un primo evento cruciale ha indirizzato il match verso quella che tre riprese più tardi sarebbe stata la sua conclusione. Dopo aver incassato un destro alla tempia, Mizsei si è girato verso l’arbitro lamentandosi in maniera pretestuosa di essere stato colpito alla nuca e abbassando colpevolmente la guardia senza che fosse stato sancito alcuno stop. Magrì ne ha approfittato prontamente per mettere a segno il suo gancio sinistro, spedendo così l’ungherese al tappeto. Nel sofferto prosieguo della ripresa, Mizsei è finito giù altre due volte, una delle quali non ravvisata dall’arbitro, ed è tornato all’angolo con la chiara espressione di chi preferirebbe essere altrove mentre il pubblico locale scandiva a gran voce il singolare soprannome dell’idolo di casa con il coro “Pallina! Pallina!”.
I knock down messi a segno hanno portato Magrì a liberarsi della tensione e a boxare con più naturalezza: dal quarto round si è rivisto infatti lo stile sbarazzino che lo aveva reso celebre sul territorio nazionale da dilettante, con movimenti di tronco, finte e colpi sciolti alternati a quelli potenti. Mizsei ha cercato coraggiosamente di resistere ma al termine della quinta ripresa appariva davvero allo stremo delle forze, impressione confermata da quanto è accaduto nel successivo e ultimo round. Raggiunto alla testa da una combinazione rapida di Magrì infatti, l’ungherese ha perso il sostegno delle gambe e si è inginocchiato, subendo poi anche un montante che l’italiano, nella foga del momento, ha fatto partire senza accorgersi che il rivale fosse già al tappeto. L’arbitro ha deciso a quel punto che la punizione stava diventando eccessiva e ha posto fine al combattimento decretando il KO tecnico.
Dopo le foto di rito e dopo aver ricevuto i complimenti di staff, parenti e amici, Magrì si è gentilmente fermato a rispondere ad alcune nostre domande.
Una preparazione condizionata dalla bronchite, eppure sul ring non si è visto: come hai gestito questo fastidioso inconveniente?
Purtroppo mi è venuta appena tre giorni fa e l’ho curata assumendo antibiotici e Tachipirina, ma nonostante questo, tutto sommato, ho offerto una discreta prestazione. Posso fare anche di meglio e sono convinto che crescerò ancora in futuro.
Battere prima del limite un pugile così esperto non è mai semplice. Qual è stata la strategia che ti ha permesso di bucare la sua guardia ermetica?
Ho cercato di sorprenderlo nelle poche circostanze in cui era scoperto: appena vedevo un varco cercavo di spingere per metterlo in difficoltà e alla sesta ripresa ci sono riuscito.
Quanto ti aiuta in fase di preparazione avere con te in palestra altri due pugili professionisti come Giovanni “Nino” Rossetti e Andrea Ottomano?
Molto, perché sono pugili forti, quindi facendo sparring insieme io aiuto loro e loro aiutano me.
Un’ultima curiosità: come nasce il tuo soprannome “pallina”? Piuttosto inconsueto per un pugile…
Questo soprannome me l’ha dato il mio pediatra quand’ero piccolo: diceva che la mia testa assomigliava a una pallina e quindi mi ha soprannominato “Pallina”. Da allora tutti mi chiamano così.
Nel salutare Francesco, che si è diretto verso gli spogliatoi dopo aver salutato tutti i lettori di Boxe Punch, abbiamo lasciato Faggiano nella convinzione che torneremo a parlarvi di questo ragazzo dallo spirito ribelle e dalla boxe entusiasmante, magari quando otterrà la prima chance di battersi per un titolo.