Il main event della riunione andata in scena ieri a Los Angeles e facente parte della Riyad Season è stato molto più equilibrato rispetto alle previsioni, ma alla fine l’americano Terence “Bud” Crawford (41-0-0, 31 KO) è riuscito a far sua la cintura mondiale WBA dei pesi superwelter togliendola all’arcigno pugile uzbeko Israil Madrimov (10-1-1, 7 KO). La sfida, rimasta in bilico per larghi tratti, si è decisa nelle ultime due riprese, contraddistinte da uno sprint decisivo di Crawford: un finale da vero campione che è risultato determinante per ottenere la decisione unanime dei giudici con i seguenti cartellini: 116 a 112 e due volte 115 a 113.
Di solito quando si affrontano due pugili di alto livello una o due riprese scivolano via senza grossi colpi di scena poiché i contendenti vogliono evitare pericolosi colpi a freddo e hanno bisogno di qualche minuto per decifrare lo stile del rivale e impostare la migliore strategia possibile. Si parla in questi casi di “round di studio”, ma nel main event di ieri sera non è esagerato affermare che tale fase si sia protratta, con poche interruzioni, per ben dieci riprese.
A contraddistinguere il match è stato infatti l’apparente timore di entrambi gli atleti di fare un passo falso lasciando spazio ai counter del rivale. Madrimov ha conquistato subito il centro del ring, ma la sua pressione era estremamente blanda e giudiziosa, incentrata sulle finte più che sulle combinazioni di colpi. Dal canto suo Crawford si muoveva agilmente sulle gambe ma era a sua volta assai guardingo nel far partire il suo formidabile jab destro preferendo lasciare l’iniziativa al campione.
Dopo quattro round caratterizzati da ritmi bassissimi e privi di un chiaro padrone, Madrimov si è aggiudicato la prima ripresa limpida del match grazie a una buona accelerazione nel finale. L’uzbeko ha così inaugurato un nuovo pattern che si è ripetuto per un altro paio di round: i due pugili tenevano il freno a mano tirato per due minuti e mezzo per poi accendersi negli ultimi trenta secondi nel tentativo di guadagnarsi il punto agli occhi della giuria.
Le azioni migliori di Crawford nella fase centrale del combattimento sono state contraddistinte da pregevoli montanti al corpo, mentre Madrimov, nei suoi sporadici tentativi offensivi, era più vario, alternando il diretto destro di prima intenzione, il montante sinistro al mento e il gancio sinistro. L’uzbeko ha cercato di rendersi più attivo e pimpante a partire dall’ottava ripresa e nella nona ha messo a segno uno dei più bei colpi visti fino a quel momento nel combattimento, prima di essere subito rimesso in riga da tre jab consecutivi dello sfidante.
Alla fine del decimo round il match appariva ancora estremamente incerto. I principali giornalisti specializzati avevano tutti uno score in bilico, molti avevano la parità, alcuni stavano preferendo di un’inezia l’uno o l’altro contendente. Ma c’è un motivo per cui le ultime due riprese di un mondiale di pugilato sono definite “championship round” e il motivo è che proprio in quei sei minuti spesso e volentieri viene fuori il vero il campione, il fuoriclasse, il genio del ring.
Terence Crawford ha rotto gli indugi ed è andato finalmente all’attacco iniziando a bersagliare il campione con colpi veloci e violenti, senza concedergli alcuna possibilità di replica. Madrimov ha stretto i denti, ha legato più volte per interrompere l’azione dell’americano, ha anche cercato disperatamente di mettere a segno qualche gancio largo che potesse ribaltare la situazione, ma non ha potuto far altro che subire fino all’ultima campana.
I cartellini ufficiali, tutti e tre accettabili, dimostrano che lo sprint finale dello sfidante è stato decisivo per ottenere la vittoria e conquistare la cintura. Se Crawford avesse perso anche soltanto uno degli ultimi due round infatti la sfida si sarebbe conclusa in pareggio e Madrimov avrebbe conservato il titolo. Ma la grandezza di Bud è venuta fuori nel momento del bisogno, confermando ancora una volta che abbiamo l’onore di ammirare uno dei talenti più cristallini che abbiano mai messo piede su un ring di pugilato.
Onore e applausi vanno tributati all’ormai ex campione del mondo Madrimov che a dispetto delle quote iniziali degli allibratori, che lo vedevano spacciato, ha tenuto il match in equilibrio battendosi con estrema concentrazione e notevole sagacia tattica per ben dieci round prima di perdere terreno. L’uzbeko ha 29 anni e ha tutto il tempo per rifarsi: siamo certi che ben presto otterrà nuove chance di prestigio e che al limite delle 154 libbre sarà un osso durissimo per chiunque.
Per quanto questa vittoria mondiale nella quarta categoria di peso da parte di Crawford rappresenti un vero e proprio capolavoro sportivo, chi vi scrive, dopo aver assistito a questo combattimento, ha rafforzato la propria opinione secondo cui Bud, nonostante la sua classe cristallina, partirebbe notevolmente sfavorito in un ipotetico match stellare contro il campione del mondo dei supermedi Saul “Canelo” Alvarez. Ma di questo ci sarà ampiamente tempo per discutere in futuro: oggi è il giorno di Crawford ed è tempo di celebrare il suo trionfo!