Protetti o invincibili? 10 campioni del mondo rimasti imbattuti

Mantenere immacolato il proprio record per tanto tempo non è semplice e lo è ancor meno per un campione del mondo, tenuto ad affrontare agguerriti sfidanti pronti a tutto pur di strappargli la cintura. Pochi sono stati infatti i campioni nella storia della boxe ad essersi ritirati imbattuti dicendo basta al momento giusto oppure vedendosi costretti ad appendere i guantoni al chiodo da cause di forza maggiore. Alcuni di essi hanno ricevuto accuse di essere stati protetti e agevolati nella scelta dei rivali o da qualche giuria, ma la loro impresa di lasciare a zero il numero delle “caselle rosse” del proprio record resta in ogni caso meritevole di ammirazione. Protetti o invincibili dunque? Lasciamo a voi la risposta proponendovi una lista di 10 campioni del mondo rimasti imbattuti fino alla fine!

Terry Marsh (26-0-1)

Questo superleggero britannico, soprannominato “Il pugile pompiere”, fu inarrestabile nel collezionare titoli e vittorie. Campione britannico, europeo e mondiale, Marsh fu costretto al ritiro dopo una sola difesa del titolo IBF quando gli fu diagnosticata l’epilessia. Destò scalpore la sua accusa al promoter Frank Warren di avergli chiesto di combattere pur conoscendo la sua malattia; Warren denunciò Marsh per diffamazione, ma perse la causa in tribunale.

Edwin Valero (27-0-0)

Con i suoi 27 KO su 27 match disputati e i suoi titoli mondiali conquistati nelle categorie dei superpiuma e dei leggeri, El Inca stava facendo faville ed era prossimo a un super-fight con Manny Pacquiao quando l’omicidio della moglie e il successivo suicidio in carcere hanno posto fine alla sua storia.

Mihai Leu (28-0-0)

Questo peso welter rumeno, che in Germania adottò lo pseudonimo di Michael Loewe per farsi apprezzare maggiormente dai support tedeschi, aveva vinto 190 match su 200 da dilettante. Alla prima chance mondiale da pro fece subito centro appropriandosi della cintura WBO ma fu costretto al ritiro dopo una sola difesa a causa di un infortunio alla mano sinistra: a nulla valsero due operazioni chirurgiche. Divenne poi un pilota di rally!

Harry Simon (31-0-0)

Il possente pugile della Namibia conquistò il suo primo mondiale in modo rocambolesco a spese del più famoso Ronald “Winky” Wright. Fu annunciato un verdetto di parità, ma quando i pugili erano già negli spogliatoi venne scoperto un errore di calcolo e Simon fu proclamato vincitore. L’africano seppe laurearsi campione anche nei pesi medi ma si ruppe due gambe e un braccio in un grave incidente automobilistico che costò la vita a tre persone.

Andre Ward (32-0-0)

Molti erano pronti a scommettere che il ritiro di “Son Of God” sarebbe stato soltanto temporaneo ma Ward ha preferito non mettere a rischio l’imbattibilità conservata nell’ambito di un percorso professionistico superlativo. Campione dei supermedi prima e dei mediomassimi poi, l’americano ha esibito doti tecniche di prim’ordine, ma sono in molti a pensare che abbia ricevuto un “aiutino” dai giudici in occasione del suo primo match con Sergey Kovalev.

Sven Ottke (34-0-0)

Con le sue 21 difese mondiali il “Fantasma” tedesco è entrato di diritto nella storia pugilistica della categoria dei supermedi. Dopo aver partecipato a ben tre Olimpiadi, Ottke non si schiodò mai dalla sua Germania durante il lungo regno di campione e vinse gran parte dei suoi match ai punti. Diversi sfidanti si lamentarono però del verdetto…

Joe Calzaghe (46-0-0)

Da molti considerato tra i migliori supermedi della storia, l’italo-gallese dovette fronteggiare tante critiche durante la sua carriera ma seppe rispondere da autentico campione sul ring sbaragliando gli avversari uno dopo l’altro, riunificando i titoli e salendo infine tra i mediomassimi per battere due leggende: prima Bernard Hopkins e poi Roy Jones Jr. Giunto a pochi passi dal famoso record di Rocky Marciano capì di non aver più nulla da dimostrare e si ritirò.

Rocky Marciano (49-0-0)

Pochi fuoriclasse del suo calibro ebbero la stessa saggezza di Rocky nel farsi da parte quando il proprio fisico reclamava lo stop. Dopo il match contro Archie Moore, in cui finì al tappeto prima di disintegrare il rivale, Marciano capì di essere arrivato al capolinea e uscì di scena senza ripensamenti.

Floyd Mayweather Jr (50-0-0)

I detrattori lo hanno accusato di ogni genere di colpa, dall’aver affrontato troppi avversari quando erano in fase calante ad aver vinto troppi match in maniera poco convincente, ma non si totalizzano cinquanta vittorie consecutive collezionando mondiali in cinque categorie di peso senza avere un talento smisurato. L’unico verdetto che possa dirsi davvero dubbio fu quello della prima sfida con Jose Luis Castillo, per il resto Floyd ha portato a scuola tutti!

Ricardo Lopez (51-0-1)

Con i suoi 52 match senza sconfitte il piccolo fuoriclasse messicano è fra quelli della boxe moderna il campione ad essersi ritirato imbattuto col maggior numero di sfide alle spalle. Dominatore assoluto della categoria dei pesi paglia, trovò gloria poco prima del ritiro anche in quella dei minimosca. Riuscì nell’impresa di “vendicare” l’unico pareggio, che era giunto per decisione tecnica, superando ai punti l’agguerrito nicaraguense Rosendo Alvarez in rivincita.


Menzioni d’onore per Pichit Sitbangprachan (24-0-0)Dmitry Pirog (20-0-0) e Ji Won Kim (16-0-2). Meritano inoltre di essere nominati in questa sede due pugili di fine ‘800, ovvero Jimmy Barry (60-0-10) e Jack McAuliffe (29-0-10) che in epoca antichissima seppero conquistare la gloria mondiale e ritirarsi senza sconfitte. L’elevato numero di pareggi dei loro record si spiega con la consuetudine piuttosto diffusa a quei tempi di decretare automaticamente il pari qualora nessuno dei due combattenti fosse stato messo KO entro il numero di riprese previsto.

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