Ci sono pochi dubbi sul fatto che i due pesi massimi di maggior valore della storia del pugilato italiano, se si esclude il leggendario Rocky Marciano, che di italiano aveva il sangue ma che nacque e visse in USA, siano stati Primo Carnera e Francesco Damiani. Unici pesi massimi del nostro Paese capaci di cingersi la vita con un titolo mondiale, i due erano caratterizzati da stili e punti di forza profondamente diversi, anche in virtù dell’enorme distacco temporale tra le due epoche di riferimento. Oggi, per il nostro appuntamento settimanale con la rubrica “Fantasy match”, immagineremo di farli comparire sullo stesso ring per affrontarsi in uno straordinario derby tutto italiano!
Primo Carnera: il gigante impostato all’antica col cuore infinito
Osservando le fotografie dei primi campioni della storia del pugilato, i pionieri che a cavallo tra l’800 e il ‘900 davano origine a una forma più organizzata ed evoluta del nostro amato sport rispetto a quelle dei secoli precedenti, ci si accorge che i pugili di quegli anni si mettevano in guardia col busto inarcato all’indietro, il braccio sinistro proteso in avanti e il destro piegato in posizione piuttosto bassa. Col tempo tale impostazione venne gradualmente abbandonata, anche grazie a grandi innovatori come Jack Dempsey, che dimostrarono la maggior funzionalità di una posizione più raccolta, col tronco piegato in avanti e le mani più alte a protezione del volto. Da questo punto di vista, Primo Carnera fu un pugile all’antica: pur essendo venuto alla ribalta quando Dempsey aveva già appeso i guantoni al chiodo infatti, l’atleta italiano cercava di massimizzare l’enorme vantaggio di mole e centimetri che aveva nei confronti dei suoi avversari inarcandosi all’indietro, in modo da rendere ardua per il suo dirimpettaio l’impresa di colpirlo al viso. Come testimoniato dai 71 KO messi a segno in carriera, il destro di Carnera mieteva vittime in gran quantità, ma ancor più meritevole di menzione è il cuore con cui il nostro pugile sopportava le difficoltà. Aver resistito stoicamente per quasi 11 riprese ai colpi devastanti di Max Baer pur essendosi fratturato la caviglia nel secondo round e pur finendo al tappeto una decina di volte dà la misura di quanto poco Carnera fosse incline alla resa.
Francesco Damiani: mai lasciarsi ingannare dalle apparenze!
Quando si parla di pesi massimi, giudicare il valore di un pugile in base all’aspetto estetico del suo fisico è la cosa più sbagliata che un osservatore possa fare. Si potrebbero usare innumerevoli esempi di svariate epoche storiche per dimostrare tale premessa, ma forse il più efficace è quello più vicino a noi dal punto di vista temporale: tenendo conto esclusivamente dei rispettivi fisici infatti, il messicano Andy Ruiz Jr non avrebbe dovuto avere alcuna chance di impensierire l’aitante Anthony Joshua che invece, come tutti sappiamo, fu brutalmente messo KO in occasione della loro prima sfida. Francesco Damiani non ha mai avuto un fisico scultoreo: i suoi muscoli non erano scolpiti nella pietra e il suo addome non era asciutto come quello di un fanatico della prova costume, eppure il pugilato il nostro portacolori lo sapeva praticare alla grande. Damiani non possedeva una potenza brutale come quella di altri campioni della categoria, ma era provvisto di eccellente tecnica offensiva e tempismo superlativo. I suoi colpi, portati con grande varietà di traiettorie, partivano sempre al momento giusto e trovavano il bersaglio al corpo e al volto con grande precisione. Notevole era anche il suo workrate: molti dei suoi avversari, abituati ai ritmi cadenzati della categoria regina, non trovavano contromisure alla pioggia di colpi che l’atleta di Bagnacavallo riversava loro addosso senza dargli il tempo di riorganizzarsi.
Carnera vs Damiani: il fantasy match!
Categoria: pesi massimi. Round previsti: 12.
A fronteggiarsi sarebbero stati due pugili abituati a conquistare il centro del ring e dettare il ritmo dell’azione, motivo per cui con ogni probabilità la classica fase di studio che tipicamente caratterizza i combattimenti di alto livello sarebbe durata poco, lasciando subito spazio all’azione. Come tutti gli avversari che Carnera ebbe in carriera, anche Damiani avrebbe pagato un gap in termini di misure antropometriche: più basso di circa 8 centimetri e con ben 18 centimetri in meno di allungo, il pugile emiliano avrebbe dovuto trovare la giusta chiave tattica per accorciare la distanza senza pagare pegno al fine di poter sviluppare la sua boxe asfissiante. È dunque possibile che per uno o due round avrebbe incontrato delle difficoltà nel dare fuoco alle polveri, ostacolato dalle braccia lunghissime di Carnera e dalla sua abitudine di sfruttare la forza fisica per mezzo di clinch prolungati. A questo proposito il metro arbitrale avrebbe assunto una notevole importanza per determinare le dinamiche del match: ai tempi di Carnera infatti ai pugili veniva consentito di legare frequentemente e di restare aggrappati all’avversario a lungo prima che il direttore di gara intervenisse per separare i pugili, una prassi progressivamente abbandonata per favorire lo spettacolo.
Qualora l’arbitro si fosse dimostrato particolarmente permissivo, Damiani avrebbe probabilmente impiegato qualche minuto in più per risolvere il rebus, ma data la sua grande intelligenza tattica e la marcata superiorità tecnica nei confronti del rivale, è assai probabile che in tempi ragionevoli avrebbe preso il comando delle operazioni scavando un solco sui cartellini in suo favore. Più veloce di braccia e dotato di miglior tempismo, Damiani avrebbe atteso dalla media distanza i colpi di sbarramento di Carnera per poi mettere a segno le sue combinazioni e uscire nuovamente dal raggio d’azione del rivale. Pur accorgendosi di essere in svantaggio, difficilmente Carnera avrebbe trovato nel suo arsenale le armi necessarie per cambiare le sorti del combattimento. Privo di un piano B e poco abituato a esercitare un pressing feroce per trasformare il match in una guerra, Primo sarebbe dunque stato costretto a incassare molteplici colpi al corpo e al volto, scivolando sempre più indietro nel punteggio.
Occhio però ai championship round: se da un lato Carnera, abituato alle quindici riprese, avrebbe verosimilmente conservato abbastanza energie per uno sprint finale, dall’altro Damiani ha dato più di una volta in carriera la sensazione di perdere brillantezza man mano che esauriva la benzina. Negli ultimi minuti del combattimento quindi, il gigante di Sequals, al cospetto di un avversario meno rapido nel suo dentro-fuori, avrebbe avuto maggiori opportunità per mettere a segno i suoi diretti destri e i suoi montanti, rendendo il finale un vero inferno per Damiani. Probabilmente non sarebbe bastato per ribaltare le sorti del match, ma per far saltare dalla sedia gli spettatori presenti certamente sì!
Fanta-pronostico: Dopo qualche ripresa confusa, contraddistinta da molti clinch e pochi scambi puliti, Damiani avrebbe preso il sopravvento mettendo in cascina punti su punti e arrivando all’ultima fase del combattimento in grande vantaggio. Carnera avrebbe dato vita a un finale mozzafiato entusiasmando il pubblico e sfiorando il colpaccio. Risultato: Francesco Damiani vincitore ai punti per Decisione Unanime dei giudici con margini compresi tra i 4 e i 6 punti.