“Ti ridurrò a una scatoletta di tonno”: questa e altre frasi provocatorie sono state rivolte dal prospect italiano dei pesi massimi Diego Lenzi nei confronti del suo prossimo avversario Andrea Pesce. L’intramontabile “Thunder” tuttavia non se ne è dato cruccio, incassando col sorriso le invettive del giovane rivale e attirandosi le simpatie di un vasto numero di appassionati italiani di pugilato.
All’età di 40 anni e con 41 match professionistici sulle spalle, il pugile romano considera ancora la boxe la sua grande passione ed è convinto che questo sabato, in occasione della riunione organizzata dalla TAF all’Allianz Cloud di Milano, sarà in grado di dar vita a un match molto più competitivo rispetto alle attese.
Abbiamo contattato Andrea che ha accettato gentilmente di rispondere alle nostre domande.
Com’è nata la tua passione per il pugilato e quando hai messo piede in una palestra per la prima volta?
La mia passione è nata a 15 anni. Giocavo a pallanuoto in una palestra polifunzionale e vedevo questi ragazzi che praticavano pugilato. Così un giorno decisi di fare una prova e mi innamorai subito sia dell’allenatore dell’epoca, che si chiamava Marcello Calabrese e che purtroppo ora non è più tra noi, sia dello sport in quanto tale. Mi piacque talmente tanto che da allora non ho più smesso.
Ricordi ancora il tuo record dilettantistico?
Mi sembra che fosse di 18 vittorie, 22 sconfitte e 9 pareggi. C’è da dire però che combattevo sempre fuori casa e oltretutto facevo il dilettante quando c’erano le score machine: io che ero un picchiatore non venivo mai premiato. Dovevo farmi in otto per vincere… Era una cosa tragica! Sono diventato anche vice-campione regionale, perdendo la finale di pochissimo, ma aspettavano tutti il mio passaggio nel professionismo perché erano tutti convinti del fatto che avrei beneficiato del regolamento dei pro.
Quando hai esordito da professionista l’hai fatto nella categoria dei superwelter. Poi, nel giro di qualche anno, hai scalato le categorie fino ad assestarti nei pesi massimi. Quali sono stati i motivi che ti hanno portato a incrementare progressivamente il tuo peso?
Ho avuto due anni un po’ difficili, in cui mi sono lasciato attrarre dai soldi facili e in cui conducevo una vita sbagliata. In quel periodo frequentavo locali e discoteche; cibo, alcool e abitudini sregolate mi hanno portato a prendere sempre più peso. Oltretutto non vedevo più il pugilato come il mio lavoro, perché i soldi li guadagnavo in modo sbagliato. Poi per fortuna ho conosciuto mia moglie che mi ha rimesso un po’ in riga e mi ha convinto a riprendere la mia passione, a guadagnarmi il pane onestamente e a fare le cose per bene.
Qual è stato il match disputato da professionista di cui sei ti senti più orgoglioso e perché?
Il match di cui mi sento più orgoglioso è quello disputato contro Andrii Rudenko in Ucraina, perché lui era uno dei primi trenta pesi massimi al mondo e tutti erano convinti che sarei andato lì a perdere in pochi secondi. Invece il match finì ai punti, riuscii anche a vincere qualche round e scesi dal ring tra gli applausi del pubblico che mi chiedeva foto e mi faceva i complimenti. Quella è stata l’emozione più grande. Poco dopo andai anche in Inghilterra a combattere contro David Allen e anche quello fu un motivo d’orgoglio, anche se in quella circostanza persi per KO al secondo round perché lui era veramente duro.
A proposito delle sfide disputate all’estero con pugili di fama internazionale come Rudenko e Allen, c’è qualcuno che ritieni di dover ringraziare per aver ottenuto queste opportunità di prestigio?
Solo me stesso. Ho fatto tutto da solo: io ho la fortuna di parlare molto bene l’inglese, quindi venivo contattato direttamente io dai matchmaker e dai promoter esteri. A dire la verità prima di accettare il match contro Rudenko ho esitato un po’, perché era la prima volta che mi affacciavo a un livello così alto, però alla fine è andata bene.
Gira voce che una volta sei venuto alle mani col tuo ex promoter Davide Buccioni durante la riunione incentrata sul match tra Mirco Ricci e Serhii Demchenko del 2016. Si tratta di una leggenda o è successo davvero?
È successo davvero, siamo finiti sui giornali [ride NDR]. Praticamente nel palazzetto scoppiò una rissa e in quel momento io e Buccioni ci trovammo faccia a faccia per puro caso. Lui era convinto che io fossi tra i responsabili della rissa e provò a colpirmi. Io per fortuna riuscii a spostarmi in tempo e reagii colpendolo, poi arrivarono gli uomini della sicurezza a fermarci. Io mi sono solo difeso in quell’occasione, però sono passato per il cattivo perché è circolata una foto che mi ritrae sopra di lui mentre lo colpisco, anche se era stato lui a provare a colpirmi per primo. Ci tengo comunque a dire che poi io e Davide ci siamo riappacificati e abbiamo lavorato nuovamente insieme. Ci siamo incontrati proprio di recente e abbiamo un buon rapporto: quell’episodio è acqua passata.
Questo sabato affronterai Diego Lenzi nella riunione in programma all’Allianz Cloud di Milano sotto l’egida della TAF. Il tuo avversario ha rilasciato svariate dichiarazioni provocatorie sul tuo conto, dicendo tra le altre cose che ti ridurrà a una scatoletta di tonno e che vincerà in pochi secondi. Che effetto hanno fatto su di te le sue parole?
Io come secondo impiego lavoro nei locali e sono abituato a ogni tipo di minaccia; la cosa quindi non mi turba più di tanto e mi fa solo sorridere. Sono consapevole del fatto che Diego ha 23 anni e che sente di poter spaccare il mondo, ma sono sicuro che quella sera si ricrederà sulle affermazioni che ha fatto e che vivrà una serata molto più impegnativa di quello che pensa.
Se al termine del match, comunque vada, Lenzi dovesse porgerti la mano, gliela stringeresti?
Ma certo! Assolutamente sì, senza nemmeno pensarci un secondo.
Nel farti l’in bocca al lupo per l’impegno di sabato non possiamo esimerci dal farti un’ultima domanda: al di fuori di Guido Vianello, che conduce la sua carriera negli USA, chi è attualmente il peso massimo più forte che abbiamo in Italia?
Io credo che sia Antonio Carlesimo. Ci ho combattuto ed è sicuramente il pugile più potente che io abbia mai affrontato in Italia. Penso proprio che il migliore sia lui.