Ramirez non ha il cuore del campione: Espinoza lo spinge al ritiro al sesto round

DiMario Salomone

Dic 8, 2024 #WBO

La boxe è uno sport molto particolare. Doti tecniche superlative si rivelano talvolta del tutto insufficienti a primeggiare se non sono accompagnate da una capacità di soffrire fuori dal comune. Ieri notte a Robeisy Ramirez è mancato il cuore del campione: il cubano si è reso protagonista di un inaspettato ritiro a inizio sesto round, lasciando perplessi gli spettatori del Footprint Center di Phoenix. A beneficiarne è stato il campione del mondo WBO dei pesi piuma Rafael Espinoza, che ha così conservato cintura e imbattibilità, aggiudicandosi uno dei match più attesi della riunione targata Top Rank.

L’incontro si era aperto in maniera favorevole allo sfidante, che muovendosi molto rapidamente sulle gambe nella sua guardia mancina e pizzicando il rivale con il jab e con occasionali sinistri al corpo di prima intenzione si è aggiudicato i primi due round senza troppi patemi. Un inizio incoraggiante soprattutto se paragonato a quello di un anno fa, quando Ramirez diede la sensazione di soffrire il pressing di Espinoza sin dal primo suono del gong.

Il campione, dopo aver trascorso quasi due round a centro ring con atteggiamento sornione, ha iniziato ad aumentare i ritmi soltanto negli ultimi istanti della seconda ripresa, ma i suoi primi assalti frontali non hanno dato gli esiti sperati. Al contrario, l’aggressività dirompente del pugile messicano ha permesso a Ramirez di sfoderare tutto il suo talento in un terzo round capolavoro: il mancino di Cienfuegos si è infatti esibito in un gran numero di schivate millimetriche e rientri sensazionali, andando a segno con diversi violenti sinistri al volto.

Rafael Espinoza è però uno di quei pugili che annientano la determinazione e la fiducia di chi gli sta di fronte con il loro incedere inarrestabile. Il messicano ha assorbito i migliori colpi dello sfidante senza battere ciglio, come se fosse fatto di gomma, e ha continuato ad avanzare senza tregua.

Dal quarto round qualcosa è mutato nell’atteggiamento di Ramirez. Il cubano ha abbassato tangibilmente il suo workrate e per due riprese si è limitato quasi esclusivamente a limitare i danni, schivando e deviando i colpi del campione senza però riuscire a reagire adeguatamente ai suoi attacchi frontali. Espinoza non ha dato vita a una punizione memorabile in quei sei minuti, ma si è fatto chiaramente preferire in virtù di uno spirito di iniziativa nettamente superiore a quello dell’avversario.

Tornato all’angolo dopo la fine della quinta ripresa, Ramirez ha indicato il suo occhio destro ai suoi secondi dicendo le parole “non vedo”. Per la verità l’occhio, benché leggermente segnato da un gonfiore incipiente, appariva ancora aperto più che a sufficienza per permettere al pugile di vedere, ma Ramirez evidentemente non si è sentito in grado di battersi con quella spada di Damocle sulla testa, poiché dopo pochi secondi dall’inizio del sesto round ha alzato la mano e si è girato in segno di resa.

Subito è esplosa la gioia del team di Rafael Espinoza, che con questo trionfo ha incrementato il suo record personale a 26 vittorie, di cui ben 22 prima del limite. Contemporaneamente le telecamere insistevano sul volto di Ramirez che si giustificava per l’abbandono reiterando quanto detto all’angolo poco prima.

Chi vi scrive si sente sempre leggermente a disagio nel commentare queste situazioni. Da un lato infatti è mia profonda convinzione che il ritiro sia un diritto inalienabile di un pugile e che chiunque non si senta nelle condizioni fisiche idonee per continuare a combattere faccia meglio a salvaguardare la sua salute piuttosto che fare come i gladiatori dell’antica Roma per compiacere il pubblico.

D’altro canto è impossibile in questi momenti non ripensare ai tanti guerrieri del ring che hanno gestito l’handicap di gravi infortuni nel corso di un combattimento dando fondo a tutte le loro risorse. Senza dover necessariamente rievocare casi estremi come quello di Danny Williams, che una volta continuò a battersi con un braccio solo, mettendo KO il suo avversario Mark Potter col sinistro mentre il destro gli pendeva inerte lungo il corpo, vi sono stati anche di recente casi di pugili capaci di disputare un gran numero di round con evidenti problemi di visuale.

Meno di un mese fa l’intero mondo del pugilato ha sommerso di elogi Amanda Serrano per aver continuato a battersi con grinta e ferocia contro Katie Taylor nonostante uno squarcio terribile e sanguinolento in prossimità del suo occhio. È dunque inevitabile che Ramirez, al contrario, divenga bersaglio in questi giorni di critiche e giudizi severi per aver voltato le spalle al suo avversario nel momento critico.

Personalmente sospendo il giudizio. Alcuni infortuni sono più gravi di quello che sembrano e nessuno di noi può escludere che il cubano abbia subito una frattura orbitale e che rischiasse danni permanenti nel continuare a subire colpi sull’occhio malandato. Di certo Ramirez non ha dimostrato in questa circostanza di essere in possesso del “cuore del campione”, ma ciò non deve indurci a deriderlo o attaccarlo, anche perché un atteggiamento troppo severo da parte del pubblico nei confronti di chi legittimamente sceglie di arrendersi rischia di incentivare decisioni incoscienti da parte dei pugili e dei loro angoli.

Il vincitore dal canto suo probabilmente non si aspettava di conservare la cintura così facilmente, soprattutto se si tiene conto dell’intensità e della durezza del primo combattimento in cui andò a un soffio dalla capitolazione. Sarà interessante ora scoprire quanto a lungo Espinoza riuscirà a restare nei pesi piuma: data la sua altezza assolutamente fuori dal comune, non ci sarebbe di certo da sorprendersi se “El Divino” optasse molto presto per un salto di categoria. Un derby tutto messicano con il superpiuma Emanuel Navarrete, che nella stessa riunione di ieri ha trionfato a sua volta in grande stile, potrebbe rivelarsi una guerra indimenticabile.

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