Il main event della riunione organizzata alla T-Mobile Arena di Las Vegas dalla TGB Promotions di Tom Brown si è concluso con una nettissima vittoria ai punti di “Canelo” Saul Alvarez (62-2-2, 39 KO) sullo sfidante Edgar “The Chosen One” Berlanga (22-1-0, 17 KO). Il fuoriclasse messicano ha dunque difeso con successo i titoli mondiali WBC, WBA e WBO dei pesi supermedi confermandosi il numero uno assoluto della categoria. Questi i cartellini ufficiali dei giudici: 117 a 110 e due volte 118 a 109.
Come ci si poteva attendere alla vigilia, il match si è aperto all’insegna della prudenza da ambo le parti. Nessuno dei due pugili aveva la benché minima intenzione di rischiare un colpo a freddo e l’unico fendente degno di nota del primo round è stato un montante destro al corpo messo a segno da Canelo.
A partire dalla seconda ripresa la sfida è entrata nel vivo e fin dai primi scambi a centro ring è emersa immediatamente la differenza di precisione che ha poi caratterizzato l’intero combattimento. Mentre il campione infatti riusciva ad andare a segno con gran parte dei suoi colpi, lo sfidante trovava il bersaglio quasi esclusivamente con il jab, non avendo la coordinazione e la rapidità di esecuzione necessarie per rendere efficaci le sue combinazioni a due mani.
La buona personalità evidenziata da Berlanga in avvio è rapidamente evaporata quando un bellissimo gancio sinistro di Alvarez lo ha colto impreparato nel corso del terzo round spedendolo al tappeto. Il portoricano si è rialzato prontamente ed è rimasto lucidissimo, tanto da assorbire bene il successivo bombardamento di colpi del rivale, ma da quel momento in avanti ha perso molta della sua grinta iniziale.
Il ritmo del match si è quindi attestato su valori piuttosto bassi, con Canelo che faceva il minimo indispensabile per aggiudicarsi le riprese, premendo il piede sull’acceleratore di tanto in tanto e Berlanga che pedalava all’indietro portando prevalentemente jab di sbarramento e azzardando qualche timido contrattacco soltanto quando si sentiva sufficientemente sicuro di non pagare dazio.
Il campione ha dato fuoco alle polveri soltanto quando lo sfidante lo ha fatto innervosire con qualche scorrettezza. È successo nel quinto round, dopo che i due pugili si erano scambiati reciprocamente dei colpi bassi durante una fase di clinch ed è successo nuovamente nell’ottavo, quando Berlanga si è reso protagonista di una testata volontaria. In entrambi i casi Canelo ha chiuso l’avversario alle corde punendo le sue intemperanze con una raffica di colpi.
Lo sfidante ha finalmente abbandonato il suo approccio estremamente prudente nel decimo round, quando ha cercato di contendere il centro del ring al rivale, ma con risultati piuttosto modesti. L’unico vero brivido prodotto da Berlanga è arrivato infatti quando Canelo ha confuso il segnale sonoro degli ultimi dieci secondi con la campana, abbassando la guardia e subendo un gancio sinistro al volto.
Il messicano ha dato l’impressione di calare in termini di precisione ed efficacia negli ultimi due round, ma lo sfidante, anch’egli stanco, non è riuscito ad approfittarne non avendo la freschezza necessaria per tentare un disperato assalto finale. L’incontro si è quindi concluso senza particolari colpi di scena con i due pugili che hanno deposto l’ascia di guerra dopo l’ultimo suono del gong abbracciandosi e scambiandosi complimenti.
Per qualche strana ragione i giudici americani sembrano terrorizzati dalla prospettiva di assegnare tutti i round allo stesso pugile, anche quando ciò appare la cosa più giusta da fare. E così anche in questo caso lo sconfitto si è visto conferire qualche punto in omaggio, ottenendo scarti meno ampi di quelli che avrebbe meritato. Chi vi scrive ha un secco 120 a 107 sul suo cartellino e fatica a capire come si possano trovare riprese favorevoli a Edgar Berlanga in questo combattimento.
Nonostante la nettissima vittoria, Saul Alvarez ha confermato con questa sua performance le sensazioni di chi lo vede in leggero declino. Il messicano non sembra essere più lo stesso pugile che qualche anno fa inseguiva per il ring il gigantesco Callum Smith aggredendolo senza sosta. Oggi Canelo dosa le energie con attenzione certosina, minimizza i rischi e non sembra in grado di protrarre un forcing offensivo troppo a lungo.
L’ambizione di voler sfidare il vincitore della stellare riunificazione dei mediomassimi tra Artur Beterbiev e Dmitry Bivol è senz’altro lodevole in termini di coraggio ma rischia di condurre Canelo verso una rovinosa debacle. I difetti che determinarono la sconfitta contro Bivol due anni fa appaiono infatti oggi accentuati ed è davvero difficile immaginare che oggi il campione messicano possa compiere un’impresa storica di tale portata in una categoria non sua, nonostante la sua classe cristallina sia ancora evidentissima.
Edgar Berlanga dal canto suo è riuscito ad andare oltre le aspettative della maggior parte degli esperti. Il portoricano, che molti vedevano sconfitto prima del limite, non ha mai rischiato seriamente il KO, neppure dopo l’atterramento del terzo round. La sensazione di chi vi scrive tuttavia è che a partire dal knock down il “Prescelto” non abbia più creduto nelle proprie possibilità di vincere e che al netto di qualche sfuriata nel finale si sia accontentato di limitare i danni. Le sue quotazioni ad ogni modo con ogni probabilità saliranno dopo questa sconfitta. Vedremo se riuscirà a farne tesoro mostrando miglioramenti significativi in futuro.