Fight of the week: Artur Beterbiev vs Dmitrii Bivol

DiMario Salomone

Ott 10, 2024 #IBF, #WBA, #WBC, #WBO

Il 12 ottobre del 2024 è una data che tutti gli appassionati di pugilato hanno segnato in rosso sul calendario e ormai manca davvero poco all’ora della verità. Sabato sera, presso la Kingdom Arena di Riyad, andrà infatti in scena Artur Beterbiev vs Dmitrii Bivol, un match destinato a rappresentare una pietra miliare nella storia della categoria dei mediomassimi del pugilato. In palio ci saranno tutte e quattro le cinture mondiali delle principali federazioni (WBC, WBA, IBF e WBO) e il vincitore si guadagnerà di diritto un posto tra i più grandi combattenti della storia recente.

Artur Beterbiev: il più sottovalutato del panorama mondiale?

Capita spesso ai picchiatori dotati di potenza devastante di subire un ingiusto trattamento da parte degli spettatori occasionali della boxe, il cui occhio inesperto si ferma in superficie senza cogliere tutte le sfumature di un incontro. E così, come già è capitato a Gennady Golovkin prima di lui, Artur Beterbiev viene descritto da molti appassionati come un brutale assalitore sgraziato, le cui fortune dipenderebbero esclusivamente dalle portentose qualità fisiche concesse da madre natura. Nulla di più falso. A smentire categoricamente questa tesi non è soltanto lo straordinario record dilettantistico del pugile daghestano (295 vittorie e appena 5 sconfitte), ma anche l’analisi attenta e obiettiva delle sue gesta sul ring. Molte delle offensive travolgenti di Beterbiev iniziano con un perfetto incrocio a centro ring (sopraffino è il suo gancio destro che passa sopra il jab dell’avversario). Il suo jab, il colpo fondamentale di ogni pugile tecnico che si rispetti, oltre a essere pesante come una mattonata è preciso e vario nelle traiettorie. La sua capacità di liberare le braccia durante il clinch per infliggere danni rilevanti con colpi apparentemente innocui è figlia di anni di perfezionamento. Insomma, Beterbiev ha risorse infinitamente più ampie da cui attingere rispetto alla sola potenza brutale.

Dmitrii Bivol: un uomo o un cyborg?

C’è un’azione in particolare, di pochi secondi, che meglio di qualunque altra riassume l’atteggiamento che Dmitrii Bivol tipicamente esibisce sul ring. Era in corso il quinto round del match tra il russo e Saul “Canelo” Alvarez, un incontro di importanza capitale per Bivol, il cui esito avrebbe potuto (come è successo) innalzarne immensamente il valore agli occhi del mondo garantendogli uno status di campione leggendario e potenziali guadagni da capogiro. Dmitrii riuscì a chiudere il rivale alle corde e a portare una raffica di colpi violenti; non tutti andarono pienamente a segno, ma almeno tre fendenti bucarono la difesa di Canelo, che non li gradì affatto. Quasi qualunque altro pugile a quel punto si sarebbe fatto trascinare dall’adrenalina del momento avventandosi sull’avversario e cercando disperatamente il colpo decisivo. Bivol invece fece un passo indietro, ignorò l’invito del rivale a continuare l’attacco e gli fece cenno di venire avanti lui. Il pugile russo è fatto così: quasi come se fosse un cyborg programmato per eseguire un piano tattico prestabilito, rimane indifferente rispetto a qualunque stimolo, dagli eventuali fischi del pubblico alle emozioni interiori. Continua freddamente a tessere la sua tela rendendo impotente la sua preda, fino alla vittoria finale.

Artur Beterbiev vs Dmitrii Bivol: cosa succederà? La previsione di Boxe Punch!

A volte un pugile prossimo a compiere 40 anni può dare l’impressione di essere ancora nel suo prime. Tale percezione, che nella stragrande maggioranza dei casi è sbagliata, deriva dal fatto che i pugili moderni combattono appena una o due volte l’anno: messi di fronte all’avversario giusto per esaltarne i pregi e nasconderne i difetti, possono facilmente apparire in condizioni scintillanti anche avendo perso reattività, brillantezza e fiato rispetto ai loro giorni migliori.

In tutti gli sport dinamici in cui gli atleti si esibiscono con grande frequenza e contro molteplici tipologie di avversari appare invece assai evidente che un uomo di 40 anni non possa dare vita a performance atletiche analoghe a quelle che era in grado di offrire 10 anni prima. E per quanto siano indubbiamente esistiti casi eccezionali di campioni capaci di competere ai massimi livelli in età avanzata grazie alla loro classe sopraffina come Paolo Maldini nel calcio o come Lebron James nel basket, nessuno si sognerebbe di dire che il loro fisico sia stato performante nella stessa misura nel loro apice e a fine carriera.

Ho introdotto la mia analisi con questa premessa, per affermare che pur avendo travolto in maniera poderosa i suoi ultimi avversari, Artur Beterbiev non può essere più lo stesso pugile che spazzava via come birilli pugili di comprovata esperienza internazionale nei suoi primi anni da professionista. E per quanto molti siano di parere diverso, le sue recenti vittorie su Anthony Yarde e Callum Smith ci hanno dato alcuni indizi in questo senso.

Contro Yarde, pugile esplosivo e temibile ma contraddistinto da significative lacune tecniche, Beterbiev ha siglato un sensazionale KO, ma per metterlo a segno ha dovuto incassare un preoccupante numero di colpi pericolosi, alcuni dei quali digeriti con visibile disagio.

Contro Smith, che con la sua staticità di gambe e la sua rigidezza di tronco pareva fatto su misura per esaltare le migliori qualità del russo, Beterbiev ha vinto alla grande senza mai correre rischi, ma si è preso pause molto significative tra una fase di attacco e l’altra, dando l’impressione di essere oltremodo preoccupato di gestire in modo certosino le sue energie, aspetto a cui un tempo non avrebbe dato tutto questo peso.

Per quanto leggero, il calo di qualità atletiche dovuto all’anagrafe con cui Beterbiev dovrà fare i conti rischia di aggravare tre fondamentali problemi che il picchiatore daghestano si troverà di fronte al cospetto di un fuoriclasse del calibro di Dmitrii Bivol.

Il primo problema è che l’abitudine di Beterbiev di cercare l’incrocio a centro ring prima di spingere verso le corde un rivale stordito e preoccupato sarà difficilissima da attuare contro il suo avversario di sabato. Bivol infatti, con la sua velocità nell’eseguire il dentro-fuori, con la sua capacità di portare immediatamente le mani al posto giusto dopo aver sferrato i colpi e con i suoi riflessi felini è immensamente difficile da sorprendere.

Per garantirsi delle fasi favorevoli Beterbiev dovrà quindi accettare i rischi connessi a una condotta garibaldina per rendere il ring “piccolo” e togliere al connazionale lo spazio vitale necessario per i suoi movimenti su quelle molle d’acciaio che si ritrova al posto delle gambe. Quando riuscirà a spingere indietro il rivale tuttavia, Beterbiev incapperà nel suo secondo problema: Bivol nella difesa spalle alle corde è tra i migliori al mondo.

Tanto Canelo quanto Zurdo Ramirez sono riusciti più di una volta a braccare il russo mettendosi nella posizione giusta per provare a fargli male, ma entrambi hanno fatto una fatica colossale nel mettere a segno colpi puliti al volto perché Bivol leggeva le loro intenzioni con la preveggenza di un profeta e usciva dalla loro trappola illeso come era prima di cadervi.

Piuttosto che intestardirsi nella ricerca del colpo perfetto dunque, Beterbiev farà bene a martellare tutto ciò che gli capita a tiro: corpo, braccia , spalle e guantoni, nella speranza di fiaccare con la sua inumana potenza la freschezza dell’avversario. Il che ci conduce al terzo problema: affinché funzioni, questa strategia di demolizione selvaggia deve essere attuata con un ritmo e con una continuità d’azione estremamente alti.

Alcuni affermano che Bivol, per uscire vincitore dalla contesta, debba disputare il “match perfetto”, poiché il minimo errore sancirebbe la sua condanna. Personalmente non condivido questa tesi: Beterbiev col passare degli anni ha vinto sempre più raramente grazie all’effetto di un singolo fendente decisivo, costruendo invece il più delle volte i suoi KO grazie a punizioni prolungate, rese possibili da una significativa mole di lavoro proficuo.

Per vincere dunque Dmitrii Bivol non dovrà compiere il miracolo, peraltro impossibile, di non farsi colpire mai. Dovrà invece evitare di farsi colpire spesso e da questo punto di vista il vantaggio anagrafico potrebbe giocare a suo favore. Nondimeno, il pugile nato in Kirghizistan, avrà a sua volta un problema di non poco conto da tenere ben presente: la necessità ineludibile di arrivare ai round finali con più benzina in corpo del suo avversario.

Bivol ha uno stile quasi unico nel panorama mondiale. I movimenti incessanti che compie con le gambe ricordano la scuola dilettantistica uzbeka, quella che ha incantato il mondo alle ultime Olimpiadi facendo incetta di medaglie: una scuola apparentemente meno adatta alla boxe professionistica in virtù del clamoroso dispendio di energie che richiede sulla distanza delle dodici riprese.

Eppure il fenomenale atleta russo ha dato l’impressione di arrivare stanco ai “champioship round” soltanto una volta, contro l’inglese Craig Richards, avendo peraltro l’attenuante di più di un anno e mezzo di inattività dovuto alla pandemia. Quella volta Bivol nel finale iniziò a fermarsi frequentemente sul posto; non corse rischi eccessivi, ma senza dubbio un atteggiamento analogo contro un killer come Beterbiev potrebbe essergli fatale.

Oltre ad amministrare la situazione e ad accumulare punti dunque, il campione WBA farà bene a far sentire i propri colpi al rivale, a tenerlo costantemente in tensione, a impedirgli di conservare sufficienti energie fisiche e mentali per dare vita in extremis a un drammatico finale all’arma bianca che potrebbe capovolgere le sorti del combattimento.

Chi vi scrive considera Artur Beterbiev un pugile straordinario che con una differente gestione manageriale e un fisico meno soggetto a infortuni avrebbe potuto davvero consacrarsi come uno dei migliori mediomassimi di tutti i tempi. Credo tuttavia che stavolta lo stile, l’età e il valore del suo avversario di sabato erigeranno stavolta per il daghestano un ostacolo troppo alto da superare.

A mio avviso Bivol terrà la situazione sotto controllo per larghi tratti del combattimento col suo jab, i suoi uno due e il suo magistrale controllo della distanza, stringendo i denti e minimizzando i danni nelle inevitabili fasi concitate da vicino. Prevedo quindi una chiara vittoria ai punti di Dmitri Bivol, non priva di momenti di sofferenza, ma con uno scarto nel punteggio piuttosto rilevante (circa sei punti).

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