Tra tutti i possibili fantasy match che si possono ipotizzare nel pugilato, ce n’è uno che più di qualsiasi altro solletica la curiosità e l’interesse dei fan. Da una parte, il leggendario ballerino del ring, il labbro di Louisville, autonominatosi The Greatest e successivamente definito tale da un gran numero di storici e analisti. Dall’altra il picchiatore per eccellenza, il più temuto di ogni tempo, l’artista del KO nato a Caskill e cresciuto nella violenza. Molti starebbero ore e ore a discutere cocciutamente su chi avrebbe vinto; provo anch’io a dire la mia in questa puntata della nostra rubrica dedicata a Muhammad Ali vs Mike Tyson.
Due cammini verso la perfezione interrotti sul più bello
Curiosamente Muhammad Ali e Mike Tyson, due dei pesi massimi più iconici e idolatrati della storia del pugilato, hanno in comune il fatto di non essere mai arrivati a sviluppare il proprio completo potenziale, seppur per motivi molto diversi l’uno dall’altro.
Quando si parla di Ali quasi tutti pensano alle sue indimenticabili battaglie contro Joe Frazier e George Foreman: sfide leggendarie che ancora oggi sono oggetto di film, documentari, libri e articoli rievocativi. La miglior versione di The Greatest che sia mai stata vista sul ring è tuttavia antecedente e risale agli anni ’66 e ’67, quando dopo aver battuto due volte il famigerato Sonny Liston, Ali aveva preso piena coscienza della sua grandezza e volteggiava sul quadrato con la leggiadria di una farfalla e la sicurezza di un leone.
Privato della sua licenza per essersi rifiutato di prendere parte alla guerra in Vietnam, Ali tornò a disputare incontri ufficiali dopo tre anni e mezzo di stop forzato apparendo appesantito e meno veloce rispetto ai suoi anni d’oro, ma riuscendo comunque a fare la storia grazie a un talento sconfinato e a una determinazione impareggiabile.
Analogamente al suo idolo di gioventù, Mike Tyson diede molto presto l’impressione di essere imbattibile. Autentica macchina distruttrice provvista di guantoni, maciullava un avversario dopo l’altro grazie a movenze mai viste prima e mai riviste in seguito: a soli 22 anni già dava l’impressione di essere imbattibile.
Nel suo caso a interrompere il momento magico fu il pugile stesso che, trascurando gli allenamenti e adottando abitudini incompatibili con la vita di un atleta d’élite, perse imbattibilità e fama di guerriero inarrestabile facendosi mettere brutalmente KO da James Douglas. La successiva condanna per violenza sessuale, giunta quando Iron Mike sembrava in procinto di rimettersi in carreggiata, ci ha definitivamente privato della chance di vederlo al suo apogeo.
Muhammad Ali vs Mike Tyson: il fantasy match!
Categoria: pesi massimi. Round previsti: 12.
La maggior parte degli incontri di pugilato inizia con il primo suono della campana. Ce ne sono alcuni tuttavia, che entrano nel vivo ben prima dell’ingresso dei due pugili sul ring, nella fase di avvicinamento all’evento, durante la quale tra conferenze stampa, dichiarazioni e interviste ci si può insinuare nella psiche dell’avversario per soggiogarlo, innervosirlo o renderlo insicuro.
Da questo punto di vista Muhammad Ali fu un autentico maestro, forse il più abile nell’intera storia del pugilato. The Greatest aveva una capacità unica di capire quale fosse l’atteggiamento giusto da adottare per mandare in frantumi la tranquillità del suo avversario di turno e indurlo a salire sul ring senza la lucidità necessaria per portare avanti un piano tattico vincente.
I mesi antecedenti a un match tra Ali e Tyson sarebbero stati trasformati dunque in un vero e proprio show dal pugile di Louisville, che si sarebbe esibito in una moltitudine di provocazioni: prese in giro, filastrocche irriverenti, insulti… Iron Mike sarebbe stato vittima di ogni genere di trovate finalizzate a farlo andare fuori dai gangheri e con ogni probabilità tale strategia avrebbe colto nel segno.
Abituato ad avere a che fare molto spesso con avversari soverchiati dalla sua fama di picchiatore letale e dalla sua aria da duro, Tyson avrebbe vissuto con un certo sconcerto l’esibizionismo tracotante di Ali e nel vedersi bersaglio di sberleffi irrispettosi avrebbe visto montare dentro di sé una rabbia cieca e con essa il desiderio di castigare l’irriverente avversario.
Forse Iron Mike sarebbe riuscito a tener nascosto il suo astio nelle occasioni pubbliche, ma una volta trovatosi a tu per tu con Ali sul quadrato, avrebbe agito come un toro nell’arena di fronte a un drappo rosso, scatenando tutta la sua furia.
Persino il grande Ali, nel respingere gli assalti dirompenti di un Mike Tyson in modalità “seek and destroy” avrebbe dovuto stringere i denti e attraversare una fase di sofferenza. Chiudersi alle corde come nello storico match contro George Foreman sarebbe stato pericolosissimo, perché nei suoi anni d’oro Iron Mike era un portento nello scardinare la guardia dei suoi avversari con combinazioni varie e terribili, motivo per cui ad Ali sarebbe convenuto muoversi in maniera forsennata sulle gambe e legare con decisione in caso di necessità.
Tenendo conto della solidità eccezionale della mascella di The Greatest, della sua forza caratteriale e della velocità con cui nel suo miglior stato di forma mandava a vuoto i colpi dei suoi avversari, è verosimile che l’enorme sforzo di Tyson di trovare un rapido KO non avrebbe dato i suoi frutti. Anche riuscendo a mettere a segno colpi significativi e spettacolari, Iron Mike molto probabilmente avrebbe dovuto rinunciare al proposito di una conclusione rapida e placare suo malgrado il suo furore iniziale.
Una volta calati i ritmi dell’incontro, Muhammad Ali sarebbe venuto fuori iniziando ad azionare i suoi caratteristici colpi guizzanti: diretti e montanti dalla lunga distanza, tanto rapidi da rendere arduo il proposito di prevederli e schivarli. Tyson si sarebbe trovato dunque in una situazione per lui inusuale: quando abbassava l’intensità, solitamente i suoi avversari tiravano un sospiro di sollievo approfittandone per rifiatare e standogli alla larga; Ali al contrario avrebbe sfruttato ogni momento utile per pungerlo e tenerlo in tensione.
A ogni round l’efficacia degli attacchi del picchiatore di Caskill sarebbe diminuita, mentre sempre più incisive e impattanti si sarebbero fatte nel frattempo le combinazioni fulminee di The Greatest, che prendendo in mano le redini del match avrebbe dato ampio sfogo alle sue celebri provocazioni verbali e gestuali. Un comportamento che taluni avrebbero trovato irrispettoso, ma che avrebbe contribuito a togliere lucidità alla mente già offuscata di Mike Tyson.
Bersagliato con frequenza crescente e sempre più incline, a causa della stanchezza e della sfiducia, ad affidarsi a colpacci isolati al posto delle sue formidabili combinazioni a due mani, Iron Mike sarebbe giunto ai round finali in condizioni critiche. Nella disperata ricerca di un colpo vincente, ormai unica speranza di vittoria, Tyson avrebbe scoperto il fianco ai precisi colpi di rimessa del suo rivale, che essendo abituato a battersi sulla distanza delle quindici riprese avrebbe di certo conservato benzina a sufficienza per un gran finale.
Mi piace pensare che il formidabile picchiatore di Caskill, salito sul ring nel suo stato di forma migliore, sarebbe rimasto stoicamente in piedi fino al caritatevole intervento arbitrale, senza dare la soddisfazione all’irriverente Ali di guardarlo dall’alto in basso dopo averlo messo al tappeto. Subire il KO tecnico in posizione eretta o sdraiata tuttavia non avrebbe fatto alcuna differenza sul piano sportivo e durante le celebrazioni di The Greatest e del suo team, molti nel pubblico sarebbero andati a controllare la “poesia” premonitrice composta dal vincitore prima dell’incontro. Magari qualcosa del genere:
Tyson cadrà al dodicesimo, lo so,
con i miei pugni danzerà lento il KO.
Sono veloce, più furbo, più forte,
la sua fine è segnata, segnata la sorte.
Fanta-pronostico: per circa quattro round Ali sarebbe stato sulla difensiva, muovendosi con grande velocità sulle gambe e assorbendo faticosamente gli attacchi forsennati di un Tyson deciso a travolgerlo. Poco a poco la brillantezza e l’incisività di Iron Mike sarebbero calate facendo emergere prepotentemente l’estro e la classe di Ali. The Greatest avrebbe demolito round dopo round l’avversario, costringendo l’arbitro a intervenire e a decretare lo stop poco prima della fine del match. Risultato: Muhammad Ali batte Mike Tyson per KO tecnico al dodicesimo e ultimo round.