Intervista ad Agostino Cardamone, il cui sinistro fece sognare l’Italia

Oggi Agostino Cardamone compie 59 anni. L’ex pugile campano, che sul ring divenne celebre per il suo coraggio, il suo stile spiccatamente offensivo e il suo sinistro mortifero, è stato un protagonista molto importante del pugilato italiano e internazionale degli anni ’90. Campione italiano, campione europeo, detentore della cintura WBU e vicinissimo la conquista del prestigioso Mondiale WBC, Cardamone ha dato vita a un enorme numero di combattimenti entusiasmanti rendendo orgogliosi di lui gli appassionati italiani di pugilato. Nel giorno del suo compleanno abbiamo avuto l’onore di scambiare con Agostino una piacevole conversazione sul suo glorioso passato e sul suo presente.

Una carriera professionistica durata 10 anni, fatta di battaglie emozionanti e traguardi prestigiosi raggiunti, ma come è iniziato tutto questo? Ricordi i tuoi primi passi nel mondo del pugilato?

Per me iniziare fu molto difficile perché mio padre era fermamente contrario: per la sua mentalità si trattava di uno sport troppo violento. Fui costretto ad aspettare di avere vent’anni perché in precedenza, non essendo autonomo, non potevo oppormi alla volontà di mio padre. Ricordo ancora che dopo il mio primo giorno in una palestra di boxe voleva cacciarmi di casa: se non fosse stato per mia madre, che aprì la porta della mia stanza da letto, che affacciava all’esterno, avrei dormito in macchina. Poi pian piano sono riuscito a fargli cambiare idea e alla fine è diventato orgoglioso dei miei successi.

Tra i tuoi tanti avversari ce n’è uno che hai affrontato tre volte, vincendo sempre, ovvero il celebre “Barbaro” Silvio Branco. La prima sfida, valida per il Titolo Italiano, avvenne “in casa sua”, a Civitavecchia, quando entrambi eravate un po’ inesperti…

Sì, fu un match molto duro. Vinsi soltanto di un punto: fortunatamente i giudici seppero riconoscere il mio valore, ma non fu affatto facile. Purtroppo l’inesperienza mi condizionò: misi giù Branco nella quinta ripresa e se fossi stato più esperto avrei potuto chiudere il match in quel frangente ma non lo feci e fui costretto poi a subire la sua reazione. Da quella battaglia uscii malconcio ma soddisfatto.

Il secondo match si tenne invece a Brindisi, quasi sette anni dopo, per il Titolo WBU che Branco difendeva per la settima volta. Cosa ricordi di quella notte, rimasta nella memoria collettiva per via del colpo fantastico con cui chiudesti il combattimento?

Lui quella notte era molto determinato: con il suo allungo e il suo gioco di gambe fino alla decima ripresa mi aveva tenuto lontano senza darmi la possibilità di fare niente. Poi secondo me peccò di presunzione: si fermò a scambiare per mostrarsi spavaldo e io non appena lo vidi fermo sulle gambe lo incrociai col mio gancio sinistro. Fu un momento bruttissimo: quando andò giù gli si vedeva solo il bianco degli occhi e mi spaventai. Per fortuna poi riprese rapidamente conoscenza.

Quando mettesti a segno quel prodigioso KO eri in netto svantaggio ai punti. Come hai fatto appena cinque mesi dopo a importi sui cartellini a Civitavecchia nella vostra terza e ultima sfida?

Dopo quel secondo match quasi tutti, compresi i giornalisti, mi avevano detto che il mio era stato il colpo della domenica, che ero stato fortunato e che non avrei mai potuto battere Silvio Branco ai punti. Quindi per dimostrare a tutti che si sbagliavano accettai subito di concedergli la rivincita in trasferta, anche perché non mi sono mai posto il problema di combattere in casa dell’avversario: per me il luogo in cui mi battevo non faceva differenza. Fu soprattutto una battaglia psicologica. Credo che l’angolo non gli diede buoni consigli perché nella seconda ripresa mi si avventò contro con grande carica alla ricerca dello scambio: lo incrociai nuovamente mettendolo giù e subito dopo lessi la paura nel suo sguardo. Da quel momento gli feci capire che se avesse fatto il bravo gli avrei permesso di arrivare ai punti, in caso contrario lo avrei atterrato nuovamente. Ecco perché il match divenne psicologico; se avesse aspettato un po’ di più prima di chiedere la rivincita probabilmente avrebbe avuto più possibilità di successo. Quando rividi Branco nel 2016 a Roma per il Centenario della nascita della FPI, rimasi impressionato dalla sua stazza: al suo confronto sembravo un moscerino. Appena lo vidi così grosso mi chiesi: “Ma è mai possibile che l’ho battuto tre volte?”

Dopo aver collezionato 23 vittorie consecutive ed essere diventato Campione Italiano ed Europeo, hai avuto l’opportunità di batterti per il Mondiale WBC contro il terrificante picchiatore Julian Jackson. Quando ripensi a quella maledetta notte è più forte in te l’orgoglio per essere riuscito a scuotere il campione o il rammarico per non averlo finito nel suo momento di difficoltà?

È più forte il rammarico. Ricordo che prima del match Roberto Rea mi informò che durante la conferenza stampa di presentazione Jackson aveva detto che il cognome Cardamone faceva ridere, motivo per cui salii sul ring troppo carico e lo aggredii già nella prima ripresa. Quando lo chiusi all’angolo e lo vidi in grossa difficoltà però feci un passo indietro pensando che il match sarebbe stato lungo e volendo dargli una lezione prolungata. Fu un grosso errore perché un avversario del genere è come un serpente velenoso e quando meno te lo aspetti ti sorprende. Devo aggiungere però che l’angolo in quella notte non mi servì a nulla: mentre il mio avversario era in difficoltà non mi incitarono a chiudere il match e quando tornai sullo sgabello e chiesi a Rocco Agostino cosa dovessi fare, lui mi rispose soltanto “Continua così.” Soltanto in seguito seppi che l’arbitro aveva fatto salire il medico sul ring durante il minuto di pausa per esaminare l’occhio destro di Jackson e che aveva deciso di concedergli soltanto un altro round prima di fermare il match dato che lui era già stato operato alla retina e rischiava danni permanenti. Se lo avessi saputo non mi sarei messo a scambiare nella seconda ripresa, ma all’angolo mi dissero di attaccare e caddi nella trappola. Purtroppo a causa della mia inesperienza e dei miei secondi che non servirono a niente se non a prendersi i soldi, persi un mondiale che avevo dimostrato di poter benissimo vincere. Oltretutto il Mondiale WBC era ben più importante di quello WBU, quindi è una storia che ancora oggi non riesco a digerire.

Come si è sviluppata la tua vita dopo aver appeso i guantoni al chiodo? Cosa ti piacerebbe raccontarci del tuo ruolo di Maestro e dei tuoi progetti recenti?

Per diversi anni ho dovuto accantonare il mio desiderio di aprire una palestra Montoro e dare ai ragazzi del mio paese la possibilità di realizzare un sogno così come ho fatto io, perché i soldi che ho guadagnato in carriera li ho spesi per costruirmi la casa e per vivere. Ho fatto il carpentiere e il muratore ma sono lavori che non riesco più a svolgere per via delle fratture alle mani che ho riportato da pugile e che oggi mi provocano molto dolore quando mi dedico a lavori manuali. Dopo aver allenato a lungo in una palestra a Serino, un altro comune dell’avellinese, mi è stata data finalmente l’opportunità di aprire una palestra anche a Montoro, quindi ora mi divido tra i due paesi. A Serino alleno i miei agonisti come Marco Bevilacqua e Marco Coscia, oltre a una giovane promessa con grande potenziale. Proprio domani partiremo per disputare i campionati italiani assoluti a Seregno. A Montoro ho due ragazzi che saranno pronti per esordire l’anno prossimo e altri con tanta voglia di emergere. Se posso coltivare la mia grande passione per l’insegnamento dello sport che amo devo ringraziare tra gli altri il Sindaco di Serino Vito Pelosi, la vecchia amministrazione di Montoro (con particolare riferimento all’assessore Raffaele Guariniello) e l’attuale amministrazione di Montoro guidata dal Sindaco Salvatore Carratù.

Grazie per il tempo che ci hai dedicato. Vuoi aggiungere qualcosa per i lettori di Boxe Punch?

Voglio consigliare a chi ha voglia di praticare il pugilato e ha paura di non essere abbastanza giovane, di non lasciarsi scoraggiare: io ho iniziato a vent’anni e nonostante il mio primo maestro mi dicesse che ero troppo vecchio per sperare di combinare qualcosa di importante, mi sono tolto le mie belle soddisfazioni.

3 commenti su “Intervista ad Agostino Cardamone, il cui sinistro fece sognare l’Italia”
  1. Bella intervista e ottimo il sito in generale Magic. La ciliegina sulla torta sarebbe se riuscissi a mettere anche un forum e ci ritrovassimo li come un tempo a discutere di boxe. Una piccola comunità ben moderata sarebbe un ottimo strumento di divulgazione da affiancare al sito. Nelle varie pagine sui social regna l’anarchia mentre un forum sarebbe l’ideale per ritrovarsi tra appassionati, come facevamo appunto ai bei tempi. In ogni caso continua così che vai forte.

    1. Ciao Filippo, grazie mille per i complimenti. Da quanto scrivi deduco che eri un utente del vecchio forum di Mondoboxe… Se è così mi ricorderesti qual era il tuo nick al tempo? Purtroppo con la diffusione sempre più capillare dei social network i vecchi forum sono caduti gradualmente in disuso e oggi come oggi non so quanta adesione e quanto successo possa avere una riproposizione di quello strumento. Durante il mio ultimo progetto editoriale provai a fare un tentativo, ma la partecipazione si rivelò bassissima, quindi ho il fondato timore che investire risorse di tempo ed energie in quella direzione non sia ottimale. Se ti va di seguirci sulla nostra pagina Facebook comunque ti assicuro che cerchiamo di mantenere l’ambiente piuttosto “controllato” e privo di eccessi e farneticazioni 😉

      1. Ciao Mario, grazie per la risposta. In passato ho frequentato diversi forum sulla boxe e ora non ricordo i vari nickname usati, ormai sono passati più di 10 anni. Trovo ciò che dici giustissimo, i forum ormai non vanno più e i social purtroppo hanno fagocitato tutto. Qui ti dico che secondo me i forum si prestavano molto di più rispetto ai social per discutere di boxe, anche solo perché più immediati e meno dispersivi (1 argomento = 1 thread, in 1 pagina web diversi thread, aprivi quello che ti interessava e partecipavi).

        Poi in un sito come il tuo costantemente aggiornato c’è molto materiale per discussioni (sulla boxe attuale e su quella del passato) ma capisco i tuoi tentennamenti, sono molto legittimi. Anzi, diciamolo chiaramente, sarebbe una sfida aprire un forum ora visto che stanno tutti sui social, e si partirebbe da sfavoriti. Io non uso i social ma tramite mia moglie ho visto le varie pagine. La tua è ottima e non ha l’attenzione che merita secondo me, altre con molto qualunquismo, poca qualità
        e gente che si insulta ogni 3 x 2 sono piuttosto frequentate, questo è un peccato. Forum o meno ti leggo con piacere, spero lo facciano in tanti, sia qui che sui social, buon lavoro 👍

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *