40 anni fa, la notte maledetta di Loris Stecca: dal blackout al gancio di Callejas

Vincere il titolo di campione del mondo e trovarsi proiettato dopo pochi mesi a Portorico per un altro match, circondato da gente ostile, con il chiaro intento di renderti il soggiorno e l’incontro un inferno.

È esattamente quanto accadde a Loris Stecca. Il nostro portacolori era all’apice della carriera: nel febbraio 1984 aveva conquistato il titolo mondiale WBA dei super­gallo battendo a sorpresa il messicano Leo Cruz al 12° round, coronando un sogno a lungo cullato. Ma una delle clausole contrattuali prevedeva una difesa obbligatoria a Portorico, contro Victor Callejas, uno dei più forti picchiatori all’epoca.

Guaynabo era un posto terribile, un ambiente carico di pressioni e tensioni: litigi, insulti, condizioni di allenamento ai limiti (Loris si allenò in una sorta di cella carceraria), privazione del sonno e costanti tentativi di intimidazione (la sera del match fu prelevato da solo e scortato da una pattuglia di poliziotti portoricani al Mets Pavillon). Loris era terrorizzato, lo confessò in seguito senza giri di parole. E finì per perdere, per KO tecnico all’ottavo round, sopraffatto dalla fisicità e dai colpi violenti dell’avversario.

Un anno e mezzo dopo (e cinque incontri vinti per KO dopo), Loris tornò a sfidare Victor, questa volta in casa, nella sua Rimini.

Sono passati esattamente 40 anni da allora. Era infatti l’8 novembre 1985, una notte autunnale carica di attesa e speranza: Loris aveva assaporato per troppo poco la gioia del trionfo mondiale e voleva tornare ad alzare la cintura, questa volta in mezzo alla sua gente.

Il match partì con un ritmo altissimo. Stecca, più mobile, cercava di tenere il centro del ring e lavorare di jab, combinando rapidi uno-due per impedire a Callejas di piazzare il suo temutissimo gancio sinistro. Il portoricano però non arretrava: compatto, teso come una molla, caricava ogni colpo con tutta la sua potenza ed esplosività. E già nel primo round Callejas trovò il suo terribile gancio sinistro, e non solo. Queste le parole di Loris, in un’intervista rilasciata tempo fa a Mario Salomone: “Il gancio sinistro che mi ha fatto traballare nel primo round mi ha fratturato la mandibola. Inoltre Callejas mi ha dato una gomitata che mi ha spaccato l’arcata sopraccigliare, ma io sono andato avanti nonostante tutto.

Furono round di grande impeto: scambi ravvicinati, intensità, un pubblico in delirio.

E nonostante tutte le difficoltà e le fitte per la frattura, Loris riuscì a ribaltare l’inerzia iniziale costringendo Victor a subire la sua azione. Stecca sembrò prendere il controllo, e a metà terzo round Callejas si ritrovò in grosse difficoltà, pesante sulle gambe, con l’italiano che sembrava pronto ad avventarglisi contro. A fine terza ripresa i due tornarono ai rispettivi angoli, con sensazioni probabilmente opposte.

Poi accadde l’impensabile e, semplicemente, il fato si mise di traverso: un cortocircuito generò un blackout e le luci si spensero immergendo il ring nel buio più totale. Le urla del pubblico si smorzarono in un silenzio momentaneo ed irreale, rotto solo da mormorii e flash delle macchine fotografiche. Per lunghi, interminabili minuti, i due pugili restarono immobili agli angoli. Callejas, che era stato in palese difficoltà, riprendeva fiato e ricomponeva mente e corpo. Stecca, fremente per l’ottimo round disputato, si ritrovò ad attendere la ripresa del match.

Quando finalmente la luce tornò, qualcosa era cambiato. L’adrenalina non era più la stessa, l’attimo fuggente sembrava passato, e l’impressione fu quella di uno Stecca più accorto, forse incapace di resettare il cervello e di ripartire con la stessa intensità: “Alla fine del terzo round, dopo che lo avevo fatto barcollare contro le corde, lui non voleva più continuare, ma proprio in quel momento era andata via la luce. Questa cosa sono in pochi ad averla detta. Il guasto elettrico gli diede modo di riposarsi per alcuni minuti ma lui si era già ritirato! Fu il suo manager Pepito Cordero a buttarlo nuovamente sul ring tirandolo per i pantaloncini e urlando “Hijo de puta”. Tutto questo Callejas lo ha ammesso quando è venuto a trovarmi a Rimini 20 anni dopo.

Quando ripresero, Callejas sembrò rinvigorito da quell’inattesa fortuna, e ricominciò a combattere con lucidità, questa volta muovendosi maggiormente per il quadrato, in modo da rendere difficoltose le sortite di Stecca, e rispondendo a sua volta con colpi sempre ben caricati. Loris ebbe i suoi momenti ma il portoricano resse sempre l’urto dei colpi dell’italiano. Victor sembrò aspettare il varco giusto, un accenno di apertura, e nella sesta ripresa infilò uno splendido uno due, diretto destro e gancio sinistro, che mandarono Loris al tappeto. Con coraggio il romagnolo si rialzò, e riprese nuovamente a fare la sua boxe, ma Callejas calò di nuovo il gancio sinistro, a seguito di un altrettanto pesante gancio destro. Stavolta fu devastante. Stecca venne colpito in pieno volto, il corpo si piegò all’indietro, poi cadde di schianto sul tappeto. Si rialzò a fatica, oscillando, ma ebbe la forza di arrivare a fine round e di tornare al suo angolo. Da lì però non uscì più: KO tecnico al sesto round.

Nonostante altri 17 incontri, tutti vinti con la sola eccezione del pareggio contro Arreola, per Loris non ci saranno più cinture mondiali. Il 31 gennaio del 1989 un’auto lo investì mentre camminava sulle strisce pedonali, procurandogli diverse fratture e mandando un ginocchio in frantumi: fu la fine della sua carriera.

A distanza di 40 anni, nelle parole di Loris rimane il rimpianto per quella notte, in cui un blackout potrebbe aver invertito il corso della storia, una sliding door crudele e dal finale amaro.

Quella di Rimini resta una delle notti più intense e controverse della boxe italiana, in cui Loris giunse ad un passo dall’agognato mondiale, finendo sopraffatto dalla potenza di Callejas e beffato da un triste scherzo del destino.

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