Il 26 luglio di quest’anno, l’ex campione italiano dei pesi massimi Gianmarco Cardillo avrebbe dovuto affrontare a New York il due volte campione olimpico Bakhodir Jalolov. Quel match non si è mai fatto, annullato in extremis per presunti problemi di salute emersi durante le visite mediche a cui il nostro pugile si è sottoposto in USA. Ieri, a distanza di circa quattro mesi dall’accaduto, Cardillo e il suo allenatore Marco Guglielmi hanno registrato un video per esporre la loro versione dei fatti. Riportiamo di seguito, in via integrale, ciò che Guglielmi ha raccontato davanti alla telecamera.
Ciao ragazzi. Vi ricordate del match che dovevamo fare in America con Gianmarco contro Jalolov quest’estate e che poi non si è più fatto? Ora vi raccontiamo il perché. Sono girate tante voci sull’annullamento di questo match però adesso la verità ve la raccontiamo noi e ve la raccontiamo carte alla mano.
Dall’America ci viene chiesto di fare delle visite mediche. Gianmarco fa le visite mediche, va da un professore portando le risonanze e il professore fa una certificazione. Questa certificazione viene mandata in America a fine giugno e, una volta esaminata, ci viene risposto che la certificazione va bene, l’atleta è idoneo. Quindi veniamo messi sotto contratto per fare questo match con un forte atleta uzbeko di nome Jalolov che, lo ricordiamo, ha vinto due volte le Olimpiadi e tra un’Olimpiade e l’altra ha vinto il campionato mondiale [dilettantistico] dei pesi massimi.
Ci prepariamo, facciamo un’estate di allenamenti duri. Ve la ricordate tutti l’estate scorsa, caldissima: mentre gli altri erano al mare a criticare, noi eravamo in palestra e in giro nelle migliori palestre d’Italia a lavorare con i migliori pugili italiani.
Il secondo giorno dopo essere arrivati [in USA] ci viene chiesto di fare un’altra visita medica, una visita medica supplementare, come se quella italiana a loro non andasse bene, perché si trattava di fare fondamentalmente gli stessi esami: non è che dovessero fare un esame diverso. Immaginate che noi abbiamo fatto le visite mediche in Italia al Neuromed di Pozzilli. Il Neuromed di Pozzilli è conosciuto in tutto il mondo come un’eccellenza dove operano e visitano neurochirurghi di fama mondiale. A New York veniamo mandati in uno scantinato a fare questa visita medica.
Veniamo fuori da Central park, torniamo in hotel e mentre torniamo in hotel riceviamo una telefonata. Ci viene detto che per i risultati degli esami a cui Gianmarco si era sottoposto in America, anche se non dovuti, dato che erano gli stessi esami di cui avevamo portato [i referti], Gianmarco non poteva combattere perché aveva un aneurisma cerebrale.
Non dico che bisogna essere laureati per sapere cos’è, ma chi sa cos’è un aneurisma cerebrale di certo non si sogna di dire a un atleta professionista che ha fatto tanti sacrifici: “Tra due ore ti metti su un aereo e te ne torni in Italia”. Lo sappiamo tutti che in una cabina pressurizzata dell’aereo, se tu hai un aneurisma cerebrale, non ti fanno nemmeno salire. Se lo dichiari, tu non sali.
Noi proviamo a contattare la Promotion della Top Rank e i manager presenti sul posto e io, parlando con uno di loro, riesco ad accordarmi per una visita da farsi a nostre spese in una struttura pubblica. Questa persona, che è una persona della Top Rank, acconsente alla visita medica. Dice: “Va bene, fate questa visita medica e poi ne parliamo”. Dopo cinque minuti veniamo chiamati da una persona che stava al piano superiore, che non è nemmeno scesa, che ci dice “No, non avete capito. Voi andate via. Muovetevi a fare i bagagli, lasciate la stanza e salite sull’aereo. Il match è annullato”. E nel momento in cui gli veniva detto: “Guardate che uno dei vostri manager ha acconsentito a un’ulteriore visita…” ha risposto: “Ho detto che il match è annullato” e ha agganciato il telefono. Dopodiché è arrivato il taxi, ci ha portato via e questa è la fine.
Gianmarco torna in Italia e siamo tutti preoccupati, perché se loro dicono che è così, potrebbe esserci un fondo di verità in questa situazione. Quindi si torna da questo luminare e gli si dice: “Senta professore, ci hanno detto questa cosa”. Il professore si mette a ridere. Poi dice: “Allora facciamo una cosa: facciamo un’angiografia, che è l’esame definitivo”. Gianmarco fa l’angiografia e dall’angiografia non viene rilevato nulla di quanto indicato dalla struttura americana.
A Gianmarco qualche dubbio sorge. Il match a Gianmarco non l’hanno voluto far fare fondamentalmente. Non sappiamo perché, forse per tutelarlo eccessivamente. Fatto st, che l’altro pugile quel giorno non ci stava. Fatto sta che il match non si è fatto, ma non per colpa nostra.
A Gianmarco certe cose non gliele ho dette per tutelarlo: le viene a sapere stasera, davanti a voi. Qualche insegnantuccio, che non ha nemmeno i titoli per insegnare, si è permesso di dire che noi abbiamo avuto paura di fare il match. Ci siamo rotti la schiena per un’estate intera perché avevamo paura. Siamo andati là, abbiamo fatto il volo, per farci una passeggiata a New York. Cari signori, così non fate il bene dello sport. Abbiate la coscienza di rispettare un atleta che sul ring ha dato tutto quello che aveva, da quando era bambino. E comunque vi anticipiamo, soprattutto a chi dice che Gianmarco ha avuto paura e che noi abbiamo avuto paura, che noi il 30 gennaio noi saremo in Danimarca per combattere contro un validissimo atleta. Voi non lo so.
