Leggendo le opinioni di molti illustri addetti ai lavori sulle dinamiche del match di riunificazione mondiale dei mediomassimi andato in scena sabato scorso a Riyad e vinto di stretta misura ai punti da Artur Beterbiev, sembra emergere un certo consenso su quello che sarebbe stato il principale punto debole della strategia di Dmitrii Bivol.
La maggioranza degli osservatori ritiene che lo sconfitto sia stato troppo passivo, che abbia preso l’iniziativa troppo raramente e che così facendo abbia permesso a Beterbiev di trovarsi sempre a suo agio nel ruolo di aggressore.
Secondo costoro, in caso di rematch, Bivol dovrebbe mostrare maggiore intraprendenza, portare più colpi e cercare di far indietreggiare il temibile avversario per toglierlo dalla sua comfort zone e impressionare i giudici.
Personalmente la vedo in maniera diversa. Riguardando il match a freddo, con calma e concentrazione, mi sono ulteriormente convinto di un particolare interessante a cui avevo già fatto caso durante la prima visione in diretta: nonostante il vincitore abbia trascorso gran parte del combattimento avanzando e pressando, la maggior parte dei colpi più significativi e impattanti messi a segno da Artur Beterbiev sono stati colpi d’incontro.
Finché ha tenuto fede al suo spartito, muovendosi abilmente sulle gambe, focalizzandosi sulla difesa e su improvvisi contrattacchi di breve durata, Bivol è riuscito magistralmente a evitare danni consistenti sporcando, schivando e parando gran parte dei fendenti del rivale e rendendosi protagonista del lavoro più pulito ed efficace.
Quando invece Bivol si è lasciato trascinare dall’adrenalina e ha ecceduto nell’aggressività e nello scambio a viso aperto ne è uscito con le ossa rotte, incassando faticosamente colpi potenzialmente letali e andando in sofferenza nei successivi 20/30 secondi, col risultato di perdere riprese che fino a quel momento si stava aggiudicando.
È successo nel quinto round, quando è “andato a sbattere” su un jab sinistro pesante quanto una mattonata sentendone visibilmente gli effetti. È successo nuovamente nel settimo, quando dopo due stupende combinazioni a segno ha tentato un terzo sconsiderato affondo venendo incrociato da un sinistro che lo ha destabilizzato. È successo anche nella decima ripresa, quando la sua intraprendenza offensiva si è spenta bruscamente dopo un destro che lo ha costretto a entrare in “survival mode”.
C’è un luogo comune secondo cui un picchiatore non sia in grado di battersi indietreggiando e sia destinato ad andare in crisi se aggredito e costretto ad agire di rimessa. Benché ciò sia vero per un cospicuo numero di pugili dalle caratteristiche offensive, non è un teorema che vale per tutti e certamente non si applica ad Artur Beterbiev.
Il daghestano è un pugile assai più completo di quanto appaia a un osservatore superficiale. Il suo tempismo e la sua capacità di incrociare il rivale di turno mentre quest’ultimo cerca di colpirlo rappresentano parte integrante del suo repertorio e lo rendono un combattente pericolosissimo da attaccare.
Naturalmente non ho la presunzione di voler dare consigli allo staff tecnico di uno dei pugili più talentuosi al mondo, ma se per assurdo fossi parte del team di Bivol, in vista di un eventuale rematch, direi al ragazzo di attenersi a una condotta tattica incentrata sulla prudenza, disinteressandosi dello spettacolo, tenendo a bada l’orgoglio, pungendo solo a colpo sicuro ed evitando accuratamente il terreno preferito dal rivale, che è quello dello scontro infuocato a centro ring.
A mio parere Bivol, per aumentare le sue probabilità di vittoria, deve “imbruttire” l’incontro, seguendo l’esempio di alcuni maestri del recente passato come Floyd Mayweather Jr, Andre Ward e Bernard Hopkins, pugili che quando si sono trovati al cospetto di avversari esuberanti e avvantaggiati sul piano della potenza e della fisicità non si sono fatti scrupoli nel ridurre ai minimi termini le fasi emozionanti dei loro match e non hanno badato agli eventuali fischi del pubblico pur di portare a casa il risultato.
Naturalmente le opinioni sul tema resteranno semplici elucubrazioni teoriche finché non ci sarà modo di ottenere una controprova. Soltanto se il rematch andrà in porto, come tutti gli appassionati si augurano, scopriremo quale sarà la nuova strategia di Dmitrii Bivol e giudicheremo insieme se quest’ultima di rivelerà adeguata a cambiare l’esito finale del combattimento.