Sono trascorse poche ore dal match che ha visto opposti il campione del mondo dei pesi medi IBF e WBO Janibek Alimkhanuly e Anauel Ngamissengue, nella cornice della Barys Arena di Astana, in Kazakistan. Come facilmente prevedibile, ad aggiudicarselo è stato il padrone di casa nonché attuale campione del mondo. Alimkhanuly è stato semplicemente superiore allo sfidante in ogni singolo aspetto, evidenziando elevate qualità pugilistiche ed una certa confidenza nell’approcciare all’avversario, messo KO al quinto round con magnifico gancio sinistro doppiato.
L’evento ha richiamato moltissimo pubblico nel palazzetto, complice soprattutto la presenza dell’idolo di casa Alimkhanuly, sebbene l’eco mediatica non sia stata altrettanto forte a livello internazionale.
I gloriosi pesi medi vivono oggi un momento estremamente difficile. Nella lista dei migliori P4P non c’è traccia di pugili appartenenti alla categoria. I tempi di Golovkin e Canelo, di Jacobs e di Saunders (senza scomodare epoche troppo distanti) sono ben lontani e al momento i nomi di spicco sono quelli del mai domo Erinslandy Lara, dell’eterna promessa (incompiuta) Chris Eubank Jr., di Carlos Adames ed Hamzah Sheeraz, sconosciuti ai più. Non molto, a dire il vero.
Janibek Alimkhanuly è il nome nuovo, l’emergente nonché lo spauracchio della categoria, anche se a 32 anni non può essere certo considerato un pugile in rampa di lancio. Pugile nato in Kazakistan e oggi residente in California, come molti suoi connazionali ha avuto una brillante carriera dilettantistica vincendo la medaglia d’oro al Campionato del Mondo di Almaty e ai Campionati asiatici nel 2013 e ai Giochi Asiatici nel 2014, sempre nella categoria dei medi. Con un record di 16 vittorie su 16 incontri, di cui 11 per KO (68.75%), il mancino kazako è un pugile dotato di ottima tecnica, capace di variare la sua azione sia dalla corta che dalla lunga distanza. Estremamente adattabile in base alle caratteristiche dell’avversario, possiede un jab ficcante con cui sa mantenere la distanza o all’occorrenza accorciare. Gran controllo dello spazio quindi, grazie anche ad un footwork di notevole livello, e ottimo tempismo, che gli consente di agire con efficacia da counterpuncher.
L’imbattuto Ngamissengue, francese di origini congolesi, giungeva al match dopo 14 incontri da pro, di cui 9 vinti per KO (64.29%). Non si può certo dire che abbia affrontato chissà quali nomi per giungere ad una chance titolata. Difficile quindi stilare un profilo attendibile. Il 29enne non aveva il curriculum dilettantistico del suo rivale, ben più corposo e ricco di allori. Di lui si sapeva che ha un ottimo pugno, seppur non troppo preciso e che tendenzialmente preferisce venire avanti, pressando l’avversario e cercando la corta distanza.
Sul ring, però, non c’è stata storia. Janibek è sembrato giocare al gatto col topo, e quando ha deciso di chiudere la contesa, lo ha fatto in grande stile.
Dal momento in cui è suonata la campanella Ngamissengue ha iniziato subito a pressare, nel tentativo di portare lo scontro sulla corta distanza, dove si trova più a suo agio. L’attuale campione del mondo ha messo da subito in mostra un ottimo jab, preciso, rapido, portato con grande scelta di tempo, con cui ha cominciato a martellare lo sfidante. Ma invece di muoversi nel tentativo di eludere gli scambi, Janibek ha accettato senza remore anche la corta distanza, scambiando senza tanti convenevoli ed anzi, mostrando da subito di non temere in alcun modo i colpi del franco-congolese. Sul finire del round, un doppio uno due jab diretto ha spedito al tappeto Ngamissengue, che comunque si è rialzato senza problemi.
Lo spartito del match non è variato nei round successivi. Alimkhanuly ha giostrato per il ring con autorità, decidendo quando mantenere il rivale a debita distanza, grazie ad un uso sapiente del jab, doppiato spesso dal diretto sinistro, e quando accettare lo scambio dalla corta, insistendo con un gran montante destro, colpo che ha messo a segno più volte e che il franco-congolese è parso accusare particolarmente, nella seconda e terza ripresa. Proprio sul finire della terza è invece un gran gancio destro del pugile kazako a lasciare il segno.
Nonostante i colpi subiti, Ngamissengue ha provato a dire la sua, arrivando comunque a centrare più volte al volto il campione, senza però sortire risultati significativi. Janibek è sembrato più statico del solito, un po’ piantato, finendo così per facilitare il rivale che si è ritrovato nel suo terreno ideale di lotta. Tuttavia l’impressione è stata quella di una scelta consapevole, quasi a voler regalare qualche sussulto ai fan accorsi a vederlo. Janibek non è mai parso in reale difficoltà, anzi, è sembrato non sentire particolarmente i colpi a segno dello sfidante. Tanto che, quando ha deciso di chiudere, lo ha fatto in grande stile.
In una quinta ripresa in cui ha subito qualche colpo di troppo, Alimkhanuly ha messo in mostra un’accelerazione da copertina. Dopo un breve combinazione dalla corta di Ngamissengue a segno, il franco-congolese si è fatto ingolosire troppo e ha tentato di portare un gancio destro al volto. Il 32enne kazako ha schivato il colpo alla perfezione caricando un gancio sinistro deflagrante che ha letteralmente spento le luci al rivale, e concludendo con un ulteriore gancio sinistro caricato a tutto braccio che ha spedito Ngamissengue al tappeto. Nonostante il tentativo di rialzarsi, il pugile è sembrato da subito non in grado di proseguire, e l’arbitro ha messo fine alla contesa.
Ora c’è solo da sperare che per Alimkhanuly arrivino match contro avversari più probanti e palcoscenici più importanti. Il Kazako ha sicuramente qualità pugilistiche importanti e la giusta ambizione per tentare di unificare tutte le cinture in una categoria che ha assolutamente bisogno di trovare una nuova stella di prima grandezza.