La boxe è una nobile arte, raffinata e preziosa, per pochi ma buoni

DiVitalba Tanzarella

Mar 15, 2025

È vero. Se non credi in te stesso sul ring, nello sport, nella vita… non vai da nessuna parte. Ma è vero anche che la sicurezza in se stessi e nei propri mezzi non è per forza sinonimo di presunzione, boria e spocchia verso gli altri. Si può avere fiducia nella propria persona anche restando umili, anzi soprattutto. Sta proprio lì la differenza.

È vero che senza i sogni e le ambizioni la vita non avrebbe senso e non prenderebbe mai la piega che vogliamo o quanto meno non si avvicinerebbe ad essa. E che il sale della vita, nel bene e nel male, sono le sfide continue. Volare alto per ottenere quello che vogliamo sì, vale, ma la vita ci insegna anche che le scale vanno salite un gradino per volta e che i passi più lunghi della gamba possono rivelarsi controproducenti. Cadere dalla rampa potrebbe fare male e… molto. Sta ad ognuno di noi scegliere. Se vale la pena correre. Se vale la pena rischiare.

A differenza di quanto si possa pensare il pugile, quello vero, non è un uomo da subito invincibile (né lo sarà per sempre! O forse non lo sarà mai, nessuno lo è davvero). Anzi. È l’uomo più vulnerabile al mondo, soprattutto all’inizio del suo percorso. È quell’uomo che quando mette piede in palestra la prima volta lo fa quasi per caso, quasi inconsapevolmente e lo fa per affrontare tutte le sue fragilità, per superare i propri limiti, per combattere contro se stesso. È lì che forgia il suo carattere ed impara a mettere da parte le proprie paure, ancor prima di affinare la tecnica. Una volta plasmata la sua persona è pronto ad affrontare anche le altre. È pronto a confrontarsi con un avversario, due, tre, molti. Tutti con i suoi stessi sogni, grosso modo con le sue stesse capacità, chi più e chi meno, la sua stessa sicurezza, i suoi stessi valori. In fondo è come se si confrontasse con uno specchio, con la sua “stessa” immagine ma vista da due “angolazioni” differenti. L’angolo rosso e l’angolo blu.

È vero sul ring c’è sempre chi alza il braccio in segno di vittoria mi direte, sono le regole del nostro sport del resto. Sì, vince il più bravo dal punto di vista tecnico e tattico, che non sempre corrisponde con l’atleta più forte, bisogna ancor prima essere intelligenti e concreti!, ma di sicuro come sappiamo non esistono mai dei vinti. Tra quelle sedici corde ognuno dei due contendenti ha cercato di dare il meglio che ha potuto e ha imparato qualcosa. Ha superato una nuova sfida. Lo fa ogni volta.

Più si alza il livello dell’asticella della competizione e più il pugile cresce. Cresce sul ring ma anche nella vita. O almeno dovrebbe. In sé crescono la consapevolezza, la personalità, le qualità, la voglia di arrivare. Di certo non cresce o non può crescere la superbia, anzi. Mantenere la modestia non può fargli altro che bene, non può far altro che aiutarlo a diventare Pugile con la P maiuscola. Perché la regola di fondo, la più brutale del ring e, sottolineo sempre, anche della vita, è che non è conveniente sentirsi arrivati. Non si smette mai d’imparare, non è mai abbastanza, c’è sempre qualcosa che si può migliorare anche quando siamo vicini al top. Figuriamoci quando non lo siamo. E poi l’imprevisto, è sempre lì, dietro l’angolo. Bisogna imparare a tenere sempre alta la guardia, a sferrare i colpi ed anche a schivarli.

Quindi tu, ragazzo che aspiri al meglio, che ambisci a veder scritto il tuo nome tra le stelle del pugilato, se vuoi davvero essere ricordato, lavora, tanto e in silenzio, su te stesso e sulla tua personalità, procedi con un passo sicuro, ma fallo senza perderti su una strada impervia e procedi calcando un passo alla volta. Non calpestare chi hai di fronte. Solo così sarai davvero un Pugile. Solo così sarai davvero un Campione. Solo così sarai ricordato. Solo così sarai d’esempio per te e per gli altri. Ricorda sempre che la boxe è una nobile arte e tale dovrebbe rimanere…raffinata e preziosa, per pochi e buoni.

Certo mi direte.. quanti grandi campioni però sono stati anche guasconi? A cominciare da sua eccellenza del ring “The Greatest” Muhammad Ali, passando per “Sugar” Ray Leonard, Roy Jones jr, Chris Eubank, Naseem Hamed, e via dicendo. Sì, ma il talento che “può” permetterselo (anche se resta tutto pur sempre discutibile) non nasce tutti i giorni e comunque… c’è sempre un limite invalicabile che non andrebbe oltrepassato: fino a che punto si può giocare e quand’è il momento di far sul serio? Al ring l’ardua sentenza.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *