Il mondo “dietro le quinte” del cutman: intervista a Domenico Colella

I pugili e gli allenatori di un certo livello convivono ogni giorno con la luce dei riflettori. Di loro sappiamo vita, morte e miracoli. A loro vengono dedicati articoli, approfondimenti e interviste. Eppure oltre all’atleta e al suo maestro, esistono altre figure fondamentali nel pugilato, la cui professionalità e competenza può rivelarsi assolutamente decisiva per il successo o per il fallimento sportivo del team. Una di queste, è la figura del “cutman”.

Quante volte abbiamo visto un match interrotto a causa di una ferita troppo pericolosa per lasciar proseguire il pugile coinvolto? Quante altre volte abbiamo visto un taglio all’apparenza terrificante al momento della sua genesi, regredire o quantomeno non peggiorare col passare dei minuti, permettendo a chi lo ha subito di arrivare alla campana finale?

La differenza tra la salvezza e la capitolazione sportiva di un pugile risiede talvolta nelle mani di colui che ad ogni minuto di pausa si affanna a operare sul suo volto, messo sotto pressione dai secondi che trascorrono, crudeli e inesorabili, con la frustrante consapevolezza che il suo immane lavoro, svolto in un minuto, verrà disfatto dai pugni dell’avversario nei tre minuti successivi.

Ne sa qualcosa Domenico Colella, 39enne di Marcianise, che da quasi sette anni svolge con passione, diligenza e grande serietà il ruolo di cutman professionista e che un poco alla volta si è guadagnato la stima e la fiducia di un numero sempre crescente di pugili operanti sul nostro territorio nazionale.

Da poco rientrato in Italia dalla sua prima “esperienza mondiale”, che lo ha visto al fianco del peso cruiser Claudio Squeo in Australia per la sfida da brividi contro il campione del mondo IBF Jai Opetaia, Domenico ha accettato gentilmente di rispondere alle nostre domande sul suo difficile e affascinante lavoro.


Quando hai iniziato a cimentarti nel ruolo di cutman professionista e come ti è venuta in origine l’idea di intraprendere questo percorso?

Ho iniziato nel 2018. Tutto è nato dall’esigenza di fare i bendaggi a Vincenzo Mangiacapre, che era appena passato professionista e che per me è come un fratello. Quando lui fece il suo esordio, nell’agosto del 2018, io e il suo maestro Peppino Foglia ci trovammo a fargli i bendaggi seguendo un tutorial trovato su YouTube… Lì nacque l’idea di specializzarmi, visto che avevo intenzione di stare accanto a Vincenzo nel suo percorso da professionista e così, quando si presentò l’opportunità di frequentare un corso ICA, la colsi al volo. Dopo qualche giorno dalla fine del corso, Mangiacapre disputò il suo secondo match e per me si trattò della prima performance ufficiale come cutman.

Come si diventa cutman e come si affinano le proprie capacità una volta che si è intrapresa questa professione?

Quando un allenatore di pugilato inizia ad avere a che fare col mondo del professionismo, si rende conto delle varie esigenze dei suoi pugili e individua quindi le persone giuste che possano comporre il suo team, facendole specializzare in una certa area. In questo modo chi viene selezionato per diventare un cutman viene indirizzato verso i relativi corsi di formazione. Lì apprendi le conoscenze e le competenze generali, tanto sulla realizzazione dei bendaggi quanto sul ruolo del cutman a 360 gradi negli sport da combattimento. Io ho preferito dedicarmi esclusivamente al pugilato e quindi nel mio caso la parte del corpo interessata ai tagli, nella stragrande maggioranza dei casi, è il volto. Le capacità si affinano con l’esperienza: io ho avuto la fortuna di non dover fare tante “esercitazioni domestiche” avendo tanti amici pugili che mi hanno dato fiducia. Grazie a loro ho potuto fare pratica a bordo ring. Poi, avendo a che fare con diversi pugili, pian piano riesci anche a capire che tipo di bendaggio fare a seconda delle caratteristiche dell’atleta, del suo stile e delle richieste che ti fa. Se mi guardo alle spalle e ripenso al primo bendaggio fatto nel 2018, posso dire che oggi lavoro in modo totalmente diverso.

Tieni il conto di quante volte in totale sei stato all’angolo di un pugile?

Ho la lista da qualche parte… [cerca NDR] Eccola: due giorni fa ho preso parte al 145esimo incontro.

Qual è la tua performance di cui ti senti più orgoglioso?

Sicuramente Claudio Squeo vs Niklas Rasanen può essere considerato uno spot per qualsiasi cutman. Claudio è andato giù nella seconda ripresa a causa di un colpo al corpo e nella parte restante del round ha subito una pressione incredibile, tagliandosi in due punti: in testa e sull’arcata sopraccigliare. Quando è tornato all’angolo ho dovuto chiedere al suo maestro Nicola Loiacono di intervenire dall’interno del ring, perché il volto del ragazzo era una maschera di sangue e lui era anche dolorante per la costola incrinata. È stato un momento molto critico sia per Claudio che per noi all’angolo. Successivamente si è tagliato anche all’altro sopracciglio, poi ha iniziato a sanguinare dal naso… Diciamo che mi sarebbero servite più di due mani, ma alla fine siamo riusciti a centrare l’obiettivo.

Vincenzo Picardi, oltre a essere un pugile con cui lavori, è un tuo amico personale di lunga data. Un mese fa non è riuscito a raggiungere il suo sogno di laurearsi campione europeo a causa di una ferita che nonostante i tuoi tentativi di tamponarla ha determinato l’interruzione tecnica. Ci racconti quel match dalla tua prospettiva di cutman?

Vincenzo si è tagliato poco prima della campana di fine quinto round, quindi ci siamo resi conto subito della natura del taglio. Quando è tornato all’angolo e l’ho guardato, mi sono ricordato di aver già visto una ferita molto simile, anche se dalla parte opposta del viso, in occasione di Antonio Mennillo vs Emiliano Salvini l’anno scorso. Mennillo però subì il taglio a metà dell’ultima ripresa; io glielo chiusi dopo la fine del match, ma la ferita continuava a sanguinare… Mi sono reso conto subito quindi che il taglio aveva interessato un’arteria e che era molto profondo e mi sono detto “Questo non lo fermiamo…” Ci abbiamo provato per cinque round consecutivi ed è stato un disastro, anche perché Vincenzo ha continuato a prendere colpi…

Sei tornato pochi giorni fa da un lunghissimo viaggio, avendo seguito il pugile pugliese Claudio Squeo in Australia. Lì sei stato al suo angolo in veste di cutman durante il match valido per il Titolo Mondiale dei pesi cruiser contro Jai Opetaia. Cosa ti porti dietro da questa incredibile esperienza?

Prendere parte a un Titolo Mondiale, per quanto il risultato purtroppo fosse quasi già scritto, è un’esperienza straordinaria. Nella mia breve carriera ho avuto modo di vedere organizzazioni internazionali, ma mai per un Titolo Mondiale ed essere coinvolto in prima persona e capire da dentro come viene strutturato un evento del genere è stato qualcosa di incredibile. Poi eravamo in Australia, dall’altra parte del mondo, dove tutto funziona al contrario rispetto a come siamo abituati noi in Europa: è una realtà completamente diversa. È stata quindi un’esperienza che mi ha arricchito in modo eccezionale, anche per l’atmosfera di respiro internazionale in cui ci siamo trovati catapultati: l’arbitro era americano, il supervisor era sudafricano… Inoltre, per quanto riguarda il mio lavoro, ho avuto a che fare con un paio di guantoni, realizzati dalla Leone, completamente diversi da quelli che abitualmente usiamo noi per i nostri titoli in Italia. In occasione del workout pubblico, qualche giorno prima del match, ho fatto a Claudio i bendaggi che avevo deciso di fargli per il Titolo. Quando però ho visto i guantoni domenica mattina, mi sono reso conto di dover rimodulare la logica con cui avrei fatto i bendaggi, perché l’imbottitura era molto distribuita su tutto il volume del guanto e la parte anteriore, corrispondente alle nocche, era meno protetta di quanto mi aspettassi. Alla fine comunque Claudio è stato soddisfattissimo del mio operato.

Nemmeno il tempo di riposarti e oggi sei già volato in Francia, dove assisterai Giuseppe Osnato in occasione del suo match per il Titolo IBO dei Mediterraneo. Come riesci a conciliare tutti questi viaggi con la vita familiare, tu che hai due bellissime bambine e una compagna a cui dedicare attenzioni?

A dire il vero ho avuto anche l’onore di assistere Giuseppe Rauseo due giorni fa per il suo ultimo incontro da professionista [ride NDR]. Non è che sia tanto facile conciliare… Si rifiutano tanti match: il 19 giugno non andrò a Ferrara, il 20 giugno non andrò a Santa Marinella, il 4 luglio non andrò a Carugate… Si dicono tanti no e si fanno tanti sacrifici.

Un’ultima domanda un po’ scomoda, al punto che ti perdoneremo se preferirai non rispondere: chi è il miglior pugile a cui tu abbia fatto da cutman?

Il primo nome che mi viene spontaneo menzionare è quello di Francesco De Rosa. Ho avuto il piacere di fargli da cutman due volte e sono già d’accordo con lui per ripetere l’esperienza in occasione del prossimo titolo, che spero potrà disputare a breve. Standogli vicino ho capito che è davvero un ragazzo impressionante. Ha bisogno di prendere parte a un incontro importante per entrare nella fase clou della sua carriera, però posso garantirvi che è un pugile veramente, veramente forte. Se allarghiamo il campo anche all’universo femminile ci tengo tantissimo a nominare Pamela Noutcho, che secondo me è una pugile incredibile sotto tanti punti di vista. È davvero una ragazza che vale molto e presto lo dimostrerà. Ce ne sono stati altri di ottimo livello, ma questi due sopra tutti. Una menzione d’onore la merita poi Vincenzo Picardi, un pugile che mi ha dato tanto nella sua breve carriera professionistica e che ha dimostrato di essere un grandissimo.

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