La serietà di Beterbiev e Bivol e gli show di Lenzi: l’opinione di Andrea Sarritzu

Questo fine settimana si disputerà uno dei match più attesi dell’anno 2025: la rivincita fra due campioni, ovvero “Artur Beterbiev vs Dimitri Bivol”, probabilmente uno di quei combattimenti che resteranno come veri e propri cimeli nella storia della boxe.

Questo incontro ci fa riflettere sul fatto che il pugilato Italiano e i pugili attuali che portano i colori della nostra bandiera vengono quasi ignorati dalle principali federazioni internazionali. Pochissimi sono quelli che si trovano nelle “top ten”: essi si contano sulle dita di una mano.

Ci fa però anche riflettere sul fatto che i due fuoriclasse russi siano giunti al vertice assoluto del loro sport, arrivando a giocarsi per due volte la riunificazione totale delle quattro cinture mondiali, aggiudicandosi peraltro borse faraoniche, senza il benché minimo bisogno di fare ricorso a sceneggiate mediatiche, grandi proclami o beffarde provocazioni nei confronti dei loro rivali.

Vorrei quindi porre l’attenzione sul fatto che la boxe è una cosa seria, è uno sport che dà il valore ai fatti compiuti e non si basa sulle parole dette sui social. Ritengo errato crearsi un’immagine che virtualmente ti fa sembrare un super campione, quando nella tua reale carriera pugilistica non hai ancora portato a casa un grande trofeo.

In questo periodo i risultati di prestigio dei pugili Italiani scarseggiano. Eppure uno dei nostri prospect più promettenti, il 23enne Diego Lenzi, che ancora non ha dimostrato pienamente il suo valore, invece di far parlare di sé per le sue gesta sul ring si sta distinguendo per i suoi show in “stile americano”.

Personalmente credo che in questo momento cercare di attirare l’attenzione col suo modo di porsi da grande star internazionale sia da parte sua prematuro ed esagerato, per diversi motivi:

1) In Italia, chi fa il gradasso nei confronti dell’avversario tende a essere odiato.

2) Se alle parole non seguono i fatti, vieni letteralmente messo alla gogna. Gli appassionati, soprattutto quando sono affamati di vittorie, non dimenticano mai quello che un pugile dice se poi non è in grado di darvi seguito.

3) Riconosco una grande furbizia a chi gestisce la carriera di Diego Lenzi nel creare un personaggio con la forza del chiacchiericcio social, ma credo sia controproducente fare ciò in questo periodo di vacche magre per la boxe Italiana.

4) Il nostro pugilato in questa fase ha bisogno di ricostruire il suo valore e la sua dignità agli occhi del mondo.

5) Occorre senz’altro provare a conferire alla boxe italiana una mentalità rivolta al futuro. Da questo punto di vista faccio i miei complimenti al Presidente Federale per aver avuto il coraggio di riformare lo staff tecnico della Nazionale con giovani maestri come Giovanni De Carolis e Clemente Russo, gettando le basi per un futuro prospero di vittorie. Tale slancio innovativo deve però poggiare su valori antichi, proprio come un palazzo, per quanto moderno e avveniristico esso sia, deve sempre poggiare su solide fondamenta.

6) Infine, in cuor mio ho sempre ritenuto che parlare poco, soprattutto in uno sport pieno di sacrifici, restando umili nel comportamento giornaliero, aiuti a concentrarsi per arrivare all’obiettivo preposto. Essere un po’ sfrontati nei momenti opportuni può andar bene per aumentare l’autostima e affrontare i match più importanti con la giusta determinazione, ma ci tengo a far notare che le persone si ricordano soltanto il nome di chi è diventato un Campione e tendono a dileggiare l’atleta che con le parole si è costruito un grattacielo.

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