Le cinture mondiali WBC, WBA, IBF e WBO dei pesi mediomassimi hanno un nuovo padrone e il suo nome è Dmitrii Bivol. Il talentuoso pugile russo ha infatti sconfitto, in un match non privo di sofferenza, il connazionale Artur Beterbiev, prendendosi così la rivincita dopo l’intrigante sfida dello scorso ottobre che l’aveva visto scendere dal ring a mani vuote. Ancora una volta il verdetto ufficiale è stato di Majority Decision con i seguenti cartellini: 114 – 114, 113 – 115 e 112 – 116, ma stavolta i due giudici che si sono discostati dal pari hanno premiato Bivol permettendogli di tornare sul tetto del mondo.
Per due round è mezzo è parso di assistere a una riedizione del primo combattimento. Come a ottobre infatti, Beterbiev ha iniziato la contesa stazionando a centro ring e studiando le mosse del rivale mentre Bivol ne anticipava le intenzioni portando una raffica di jab e muovendosi con estrema agilità sulle gambe.
Fin qui nulla di sorprendente: nei primi scampoli del match, con il serbatoio ancora pieno e la freschezza atletica al top, Bivol riuscirebbe a boxare con successo anche Godzilla ed era facilmente prevedibile che anche in questo caso il pugile nato in Kirghizistan si sarebbe portato a casa i primi punti sui cartellini.
Il risveglio dal letargo del feroce orso russo però si è manifestato in anticipo rispetto a ciò che accadde quattro mesi fa: Beterbiev ha mollato gli ormeggi già nel corso dell’emozionante terzo round, entrando prepotentemente in partita e facendo assaggiare al rivale le prime dosi della sua famigerata potenza brutale.
Rinvigorito dal successo, il campione in carica è andato in all-in e nelle due riprese seguenti si è letteralmente scatenato, inseguendo l’avversario attraverso il ring e bombardandolo con continue combinazioni a due mani. Certo, molti dei colpi del daghestano finivano sulle braccia e sui guantoni di Bivol, ma quelli che gli perforavano la guardia o che lo pizzicavano al corpo erano comunque sufficienti a metterlo in grossa apprensione.
In questa fase l’atteggiamento dello sfidante è stato per certi versi sorprendente. Bivol infatti non ha cercato di rispondere al fuoco col fuoco, contrapponendo agli assalti all’arma bianca del rivale le sue armi migliori. Al contrario, ha preferito mettere da parte il suo tradizionale dentro-fuori e i suoi velenosi rientri abbassando il workrate e concentrandosi quasi esclusivamente sul contenimento del danno.
Soltanto a partire dal sesto round Bivol ha dato i primi timidi segnali di risveglio, pur dovendo incassare, negli ultimi secondi di una ripresa ben condotta fino a quel momento, un vero e proprio missile in pieno volto, assorbito soltanto grazie alla sua mascella sensazionale.
Sicuramente molti degli spettatori al giro di boa hanno pensato che Beterbiev avesse le carte in regola per dilagare nella seconda metà del match, spazzando via le resistenze residue dello sfidante, ma almeno due considerazioni spingevano a considerare la sfida ancora aperta a ogni possibile risultato.
La prima era che il campione, in virtù dei suoi 40 anni, assai difficilmente avrebbe potuto mantenere ritmi forsennati per troppi round consecutivi. La seconda era che Bivol non aveva ancora messo sul tavolo le sue carte migliori, il che lasciava presagire che stesse soltanto aspettando il momento giusto per iniziare a tessere la sua trama.
Col la sua strategia di contenimento, quasi una sorta di “rope-a-dope” in salsa russa, lo sfidante aveva spinto Beterbiev a consumare fiumi di energie senza mai concedergli il varco decisivo e dalla settima ripresa in avanti ha iniziato a cogliere i frutti del suo lavoro, venendo fuori dal guscio e facendo gradualmente salire il numero di giri del suo motore.
Un Beterbiev apparentemente provato si è visto quindi sfuggire dalle mani le redini dell’incontro e, round dopo round, ha iniziato a subire lo splendido lavoro dalla media distanza del suo avversario che non si lasciava più schiacciare contro le corde e lo sopravanzava in termini di velocità e scaltrezza. In questo modo Bivol ha completato la rimonta, arrivando ai championship round in vantaggio ai punti e col vento in poppa.
A quel punto i tifosi del campione, memori di quello che accadde a ottobre, quando Beterbiev chiuse il combattimento alla grande, facendo fuoco e fiamme negli ultimi tre round, speravano in uno sprint decisivo del loro idolo. Ma stavolta la gestione delle energie da parte di Bivol era stata di gran lunga più oculata, tanto che l’undicesima è stata forse la sua miglior ripresa dell’intero combattimento.
Soltanto nella seconda parte dell’ultimo round Beterbiev è riuscito a dare concretezza ai suoi disperati tentativi di sovvertire l’esito dell’incontro. Troppo poco e troppo tardi però: i buoi erano ormai scappati poiché Bivol aveva già fatto abbastanza per non farsi riacciuffare nel punteggio.
Personalmente mi sono ritrovato quattro punti di vantaggio in favore dello sfidante così come il giudice Mike Fitzgerald, ma trovo estremamente ragionevole anche il 115 a 113 decretato dal signor Deon Dwarte. Persino il 114 a 114 di Jean-Robert Laine non mi scandalizza, perché alcuni round sono stati di difficile attribuzione, per quanto a mio avviso Dmitrii Bivol abbia fatto abbastanza per prendersi le cinture.
Dopo ventiquattro round possiamo serenamente affermare che il livello complessivo di questi due pugili straordinari, in questo momento della loro carriera, sia molto simile. Se fosse possibile farli combattere per dieci volte l’uno contro l’altro senza farli invecchiare assisteremmo molto probabilmente a dieci conclusioni ai punti seguite da accese discussioni su chi abbia vinto uno o due round in più.
Nondimeno, credo che l’organizzazione di un terzo match che chiuda la trilogia e sancisca una volta e per sempre il vincitore di questa bellissima rivalità sia a questo punto assolutamente indispensabile.