Fight of the week: Oleksandr Usyk vs Tyson Fury 2

DiMario Salomone

Dic 18, 2024 #Fury, #Usyk, #WBA, #WBC, #WBO

Il grande giorno è vicino: questo sabato, presso la Kingdom Arena di Riyadh, in Arabia Saudita, il mondo intero scoprirà una volta per tutte chi è il peso massimo più forte di questa generazione. Oleksandr Usyk vs Tyson Fury 2 ha tutte le potenzialità per rivelarsi una sfida epica, una di quelle che tengono gli spettatori col fiato sospeso in un susseguirsi di colpi di scena, proprio come il primo combattimento tra i due colossi. Riuscirà il Gipsy King a riprendersi le sue cinture oppure il fuoriclasse ucraino confermerà la sua superiorità issandosi di diritto tra i più grandi di sempre?

Chi è più logoro tra i due pugili?

È sempre estremamente difficile prevedere in anticipo lo stato di forma con cui un pugile che non è più di primo pelo, come i due protagonisti dell’incontro di sabato, salirà sul ring. Ai massimi livelli anche un piccolo calo di rendimento dovuto all’età o al logorio indotto dalle battaglie passate può risultare determinante nel sovvertire l’esito di un match. Ma chi tra Usyk e Fury è più vicino al viale del tramonto?

Il mero confronto anagrafico punterebbe il dito contro il pugile ucraino, che essendo prossimo a compiere trentotto anni, è più “anziano” di un anno e mezzo rispetto al suo rivale. Chiunque segua lo sport tuttavia, sa che ogni atleta reagisce in modo diverso al trascorrere del tempo: alcuni vanno incontro al tracollo delle loro qualità fisiche poco dopo i trent’anni mentre altri arrivano ai quaranta offrendo ancora performance da campioni.

A pesare su Fury è lo stile di vita tutt’altro che impeccabile che il Gipsy King ha tenuto nell’arco di alcuni frangenti della sua esistenza. La storia ci insegna che i pugili più longevi sono stati quelli che hanno saputo tenersi lontani dai vizi, mantenendosi in forma smagliante anche nei periodi di riposo. Con i suoi continui saliscendi di peso e la devastazione operata sul suo organismo nella fase in cui cadde in depressione ingrassando in modo smodato, Fury ha certamente accelerato le lancette del suo “orologio biologico”.

Sulle spalle di Usyk vi sono i 350 combattimenti disputati da dilettante, un numero semplicemente spaventoso, che presto o tardi potrebbe presentargli il conto. D’altro canto Fury è stato indubbiamente sottoposto a battaglie più logoranti da professionista, non soltanto per essere salito sul ring quattordici volte in più, ma soprattutto per aver ingaggiato un maggior numero di guerre all’arma bianca, come testimoniato dagli otto atterramenti subiti in carriera, alcuni dei quali pesantissimi.

La tattica di Usyk: match fotocopia o mossa a sorpresa?

Parrebbe logico da parte del campione in carica adottare la stessa strategia che già una volta gli ha consentito di trionfare, magari perfezionandola con qualche accorgimento tattico per rendere meno efficaci quei montanti al corpo e al volto che gli causarono diversi grattacapi.

D’altro canto Usyk sa che Fury si aspetta proprio di trovarsi di fronte lo stesso pugile affrontato a maggio e potrebbe quindi cercare di sparigliare le carte con una mossa a sorpresa, un’eventualità che non si può mai escludere quando a salire sul ring è un fuoriclasse assoluto come l’ucraino.

Contro Anthony Joshua ad esempio, Usyk riuscì in parte a cambiare pelle in vista del rematch. Mentre nella prima sfida aveva tenuto un workrate più basso rispetto ai suoi standard, imprimendo ai suoi colpi una potenza maggiore per intimorire e destabilizzare il rivale, nella rivincita portò quasi duecento fendenti in più, costringendo AJ a stare continuamente in tensione e facendolo andare fuori giri nel finale.

Sulla carta una svolta analoga potrebbe caratterizzare il match di questo sabato: a differenza dell’incontro di maggio, che Usyk approcciò in maniera cauta e guardinga, aumentando i giri del suo motore soltanto dopo il giro di boa, l’ucraino potrebbe aggredire Fury e bombardarlo di colpi fin da subito al fine di sorprenderlo e di impedirgli di implementare qualunque tattica abbia preparato in palestra.

Tale scelta non sarebbe tuttavia priva di controindicazioni. Una partenza troppo garibaldina esporrebbe infatti il campione al rischio di incappare in qualche colpo pesante portato da un Fury ancora fresco. Inoltre Usyk, che non è più un ragazzino e che la scorsa volta arrivò all’ultima campana visibilmente provato, potrebbe ritrovarsi a corto di energie qualora ne bruciasse troppe nella prima parte del combattimento.

La tattica di Fury: strategia invariata o aggressione brutale?

Molti sostengono che Tyson Fury abbia sbagliato a impostare il primo incontro sull’attendismo e sulla boxe da lunga distanza, scendendo così sul terreno preferito del rivale e rendendo ininfluente il suo vantaggio di peso. Secondo costoro l’inglese farebbe meglio a presentarsi più pesante al rematch e ad attaccare a spron battuto così come fece nella rivincita del 2020 contro Deontay Wilder.

Personalmente sono estremamente scettico sulla fondatezza di questa tesi e sul fatto che la sua applicazione pratica possa portare al Gipsy King i frutti sperati. A mio parere Fury non dispone del footwork e dell’agilità necessari per poter braccare Usyk attraverso il ring e per costringerlo a una sfibrante battaglia ravvicinata.

Tale condotta si rivelò straordinariamente efficace contro il Bronze Bomber, che però a differenza dell’attuale campione in carica era reso vulnerabile dalle sue enormi lacune tecniche, dal suo scarso equilibrio sulle gambe e dalla presunzione di poter tenere a bada qualunque avversario con la potenza del suo destro letale.

Se aggredito a muso duro, Usyk avrebbe vita facile nell’uscire lateralmente dalla traiettoria dei colpi di Fury e nel bersagliarlo di rimessa grazie all’uso magistrale del piede perno e alla capacità di cambiare continuamente e improvvisamente l’angolazione delle sue combinazioni. Un Fury appesantito e arrembante verrebbe quindi disinnescato con ogni probabilità senza troppi patemi in avvio per poi ritrovarsi a corto di fiato e in completa balia del rivale col passare dei minuti.

Molto più saggio sarebbe da parte del Gipsy King replicare il match di maggio, cercando di prolungare la fase favorevole fatta di rapidi spostamenti, colpi incrociati e continua alternanza di montanti al corpo e al volto, per poi affidarsi al mestiere e all’ostruzionismo quando il sopraggiungere della stanchezza gli renderà più difficile tenere Usyk a distanza di sicurezza.

Oleksandr Usyk vs Tyson Fury: cosa succederà? La previsione di Boxe Punch!

Come avrete intuito leggendo i paragrafi precedenti, dal mio punto di vista, benché sia impossibile escludere a priori mosse a sorpresa e colpi di scena, i due pugili si affideranno a una strategia simile a quella adottata nel primo confronto. Nel cercare di prevedere le dinamiche del combattimento di sabato risulta dunque cruciale interpretare correttamente quanto avvenne sette mesi fa a Riyad.

I lettori assidui di Boxe Punch ricorderanno che un mese a mezzo fa ho pubblicato un articolo di opinione in cui ho criticato aspramente la narrativa secondo cui Fury stava dominando agevolmente il match di maggio prima di cadere vittima di una distrazione fatale (clicca qui per leggere l’articolo).

Quella a cui abbiamo assistito è stata in realtà una guerra tra volontà contrapposte: quella di Usyk di avvicinarsi per esplodere le sue combinazioni da corta distanza e quella di Fury di tenere l’ucraino lontano adoperando le sue lunghe leve. Tale guerra è destinata a riproporsi tra pochi giorni e a vincerla sarà colui che dimostrerà di avere qualcosa in più sul piano delle energie fisiche e mentali.

Dal punto di vista di chi vi scrive, il successo di Oleksandr Usyk a maggio fu più netto di quanto abbiano detto i cartellini ufficiali. Fury fu abilissimo nel convincere i giudici ad assegnargli gran parte dei round equilibrati grazie al suo atteggiamento guascone, al suo carisma e alla sua innata capacità di illudere gli spettatori di avere sempre tutto sotto controllo. Ma la boxe più concreta, efficace e meritevole di essere premiata, al di fuori del lasso di tempo compreso tra il quarto round e la prima metà del settimo, fu espressa dal pugile ucraino.

In vista della rivincita, ci sono ragioni fondate per credere che tale divario possa ulteriormente ampliarsi. Non soltanto i vari fattori di logoramento elencati nel primo paragrafo di questo articolo sembrano suggerire che Tyson Fury possa essere tra i due pugili quello più “consumato” e prossimo al tramonto, ma il match stesso del 18 maggio potrebbe a sua volta aver avuto un impatto assai significativo sul fisico e sulla psiche del Gipsy King.

L’inglese ha subito tra l’ottavo e il nono round una serie di colpi violentissimi, di quelli che possono accorciare una carriera. Salirà inoltre sul ring con la chiara consapevolezza di dover essere perfetto e di potersi nuovamente ritrovare in qualunque momento sull’orlo del baratro. Usyk al contrario sa di poter assorbire i migliori colpi del rivale e di poterlo mettere KO.

Questo divario tra lo stato d’animo con cui i due pugili varcheranno le sedici corde, unito ai vantaggi già manifestati dal campione in carica sette mesi fa, mi spinge a credere che l’esito di maggio verrà riconfermato in modo ancora più netto e inequivocabile.

Si dice che i gatti abbiano nove vite e Tyson Fury, quasi fosse un gigantesco felino, è risorto svariate volte dalle sue ceneri ritrovando lucidità e forza di combattere quando sembrava ormai condannato a restare sdraiato sul tappeto. Nemmeno a farlo apposta però, il Gipsy King ha subito otto knock down nell’arco della sua carriera professionistica. Che sia questo il segno del fatto che è arrivato all’ultima delle sue innumerevoli “vite sportive” e che la prossima caduta sarà quella definitiva?

Io penso di sì e prevedo quindi una vittoria per KO di Oleksandr Usyk nell’ultimo terzo del combattimento.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *